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venerdì 29 aprile 2011

31




Trovo che sia un bel numero. A parte che i numeri dispari mi sono sempre piaciuti... Come se nel gioco delle coppie si intrufolasse quell'elemento imprevisto che scompiglia l'ordine. Sì lo so, non sono normale. Che ci volete fare...

Dicevo: 31. Il primo piedino oltre lo start dei 30. Il 30 in effetti faceva più impressione, dopo tutta una fila di 2, mentre il 31 mi è già simpatico.

E' stato bello stamattina arrivare in ufficio e trovare sulla scrivania un mazzo di tulipani rossi, opera dei miei colleghi. Onestamente non me l'aspettavo proprio, non per altro, ma da ultima arrivata non mi sembrava proprio un ufficio di festaioli. Invece sono proprio queste le soprese che cambiano in meglio la giornata. E poi oggi non sono finite! Stasera verrà a prendermi in ufficio una delle mie più care amiche, che non vedo da veramente un'infinità di tempo... E non vedo l'ora di stritolarla in un mega abbraccio.

Quindi bando ad acidumi e cattiverie varie, ma solo per oggi, ovvio!

Mi dispiace solo che un grande evento come quello del mio compleanno sia leggermente oscurato dalle nozze di William e Kate, ma pazienza, per quest'anno, in via del tutto eccezionale, cederò loro le luci della ribalta. Ma mi raccomando, che non si ripeta!

giovedì 28 aprile 2011

Mamme monotematiche



Leggiucchiando qua e là mi sono imbattuta in innumerevoli blog di mamme, e ne ho osservati di svariati tipi. La maggior parte sono delle letture gradevolissime e spesso spassose. ("Spesso spassose"... Sentite come suona bene!) Beh dicevo, le letture gradevoli di solito si riscontrano nei blog delle mamme che non parlano solo di figli, ma che sono in grado di citarli o per raccontare qualche aneddoto che li riguarda, oppure inserendoli abilmente in un contesto che giustamente li comprende. Di norma sono mamme di creature dai 2 anni in su. Altra categoria è quella delle mamme diciamo, per semplificare, dai 2 anni in giù. Che tengono un diario contenente descrizioni dettagliatissime, monotematicissime e minuziosissime di ogni singolo gesto, espressione, rigurgito e vagito della creatura. E basta. NIENT'ALTRO. Eccheppalle. Dite la verità, non siete diventate monotematiche con la gravidanza: lo eravate anche prima e avete solo cambiato soggetto! Siete passate dalle ortensie alle cacche. E non è un bene.
Devo dire che nutro una convinzione: il nostro comportamento su internet non è che un riflesso, un "prolungamento" del nostro essere nella "vita reale". Dunque essere monotematiche qui equivale ad esserlo anche là fuori. Anzi, qua fuori. E in effetti qui fuori un paio di soggettini così li conosco, solo che uno è un padre e non una madre. E quando sono i padri ad essere monotematici sui pannolini anzichè sul Moto GP, io li trovo ancora più inquietanti.

Poi, ma questo soprattutto "out of blog", ci sono le mamme completamente prive di senso critico; anche qui, secondo me, la mancanza di senso critico risale a prima della gravidanza, solo che prima si avvertiva esclusivamente, e in maniera quasi del tutto impercettibile, dal fatto che la futura mamma pensasse di sottolineare le proprie curve da pachiderma premendosi dentro una cosetta di lattice leopardato di 4 taglie più piccola, mentre con la prole la cosa diventa più evidente e subisce una traslazione dallo sconsiderato abbigliamento materno alla espressa e costante esaltazione delle straordinarie doti (straordinaria bellezza/intelligenza/simpatia/acume) del pargolo. Spesso tutte insieme.

Nella stragrande maggioranza dei casi, sia per le monotematiche che per le pluritematiche, quando ti approcci al loro blog sai già che sono mamme, o comunque lo scopri non appena la loro pagina si carica, visto che la parola mamma compare da qualche parte nel loro nick, nemmeno in maniera molto celata (esempi di fantasia: mammaisterica, mammalieta, sonomamma, ciaomamma, e altre amenità del genere).

Le più pericolose però sono le MMII (Mamme Monotematiche In Incognito): quelle che fanno commenti brillantissimi in post altrui, dove non nominano i bambini nemmeno lontanamente, e hanno un nick assolutamente non riconducibile all'attività principale tipo (anche qui invento di sana pianta) stregacattiva, caramellasuccosa, formicanera, e cose del genere. Al che tu, ignara e inconsapevole, attratta dall'originalità del nick e dal commento arguto come una falena dalla lampada alogena, clikki sconsiderata sulla loro homepage. Ed ecco che vieni travolta da foto della creatura in tutte le salse, con il dentino, senza il dentino, con la tutina rosa, con quella gialla, con quella zebrata... Oh che tenerezza, qui stava facendo la sua prima puzzetta! Se poi per caso capita di soffermarsi a leggere due righe, sicuro come l'oro troveremo la terribile frase "mi ero ripromessa di non parlare solo di cacca una volta mamma, ma invece poi...", o una serie di simpatiche varianti analoghe che potete completare a piacere: "mi ero ripromessa di non... Mentre invece poi...", per la serie "la maternità ha mandato a banane tutti i miei propositi". Quest'ultimo fattore è quello che mi preoccupa di più, quindi siate miei testimoni che se mai avrò figli questo non diventerà un blog monotematico, e soprattutto non sarò una mamma monotematica. In caso contrario intervenite e fatemi rinsavire che, monotematica per monotematica, piuttosto vi scrivo una ricetta al giorno. E dovranno essere ricette per persone munite di denti.

Mamme monotematiche, un appello per voi: mettete un disclaimer per l'accesso al blog, tipo quelli dei siti porno, per capirci. Anzichè "se non hai 18 anni non puoi accedere", "se non sei mamma o parente della mamma, clikka da un'altra parte ma non qui".

mercoledì 27 aprile 2011

Niente sconti, non siamo santi

Dal modo di gestire un piccolo credito a mio avviso si capisce molto di una persona...

Ditemi un po' quanti di voi almeno una volta nella vita davanti ad una spesa minima sostenuta per qualcuno, al momento del rimborso hanno detto "ma no, lascia stare!". Che fosse un caffè, un francobollo, una tazza di zucchero o una sigaretta.


Poi ci sono quelli che invece non te ne abbuonano mezza: "Mi devi 3 euro e 86 centesimi". Se gliene dai 4 ti danno il resto di 14 centesimi. Di solito li hanno, ma in mancanza vanno letteralmente in crisi, perchè non possono pensare di avere a loro volta un debito. Piuttosto cercano di rifilarti una cambiale e un buono sconto di cibo per gatti della Coop. Se invece per tua disgrazia ne hai solo 3,50 verrai bollato a vita come cattivo pagatore. Ti guarderanno con sufficienza e diranno "mi devi 36 centesimi, ma sarà per la prossima volta" (sottinteso "sei un poveraccio"). A questa categoria appartiene la Regina Madre, che non più tardi di venerdì santo mi ha presentato un conto di 5 euro per un orlo di un paio di pantaloni, sottolineando che non ci ha nemmeno caricato la sua manodopera e il filo di cotone che ha dovuto comprare apposta. La prossima volta vado direttamente dai cinesi, che almeno sono gentili.


L'apoteosi però la raggiunge una coppia di amici che quando ci invita a cena alla fine presenta il conto. No, non fanno Vissani di cognome. E' molto semplice, e dal loro punto di vista anche molto logico: non cucinano; nel pomeriggio decidono se la cena sarà a base di sushi, pizza o hamburger, raccolgono le ordinazioni per telefono, vanno a prelevare gli acquisti, apparecchiano, mangiamo e poi si divide la spesa. Dal punto di vista economo/logico non fanno una piega. Ma allora perchè non possiamo direttamente uscire a cena? Così mi leggo il menu, mangio cibo caldo e non riscaldato, sono servita e riverita e non mi viene nemmeno l'istinto di aiutare a sparecchiare. Se mi inviti a cena puoi anche comprare le lasagne alla gastronomia all'angolo, ma poi mica mi presenti lo scontrino. Oppure la prossima volta che ti invito io ti presento lo scontrino del Pam.


In realtà io so perfettamente che hanno ragione loro, magari se lo facessi anche io a questo punto sarei a rosolarmi al sole su una spiaggia tropicale... 3 euro e 48 di qua, 2,51 di là... Solo che non sono capace. Soprattutto se i rapporti sono stretti. Chessò, se mia madre mi chiedesse di andare a comprarle il latte, con tutto che non viviamo più insieme da un po', mai più mi verrebbe di presentarle lo scontrino.


Ma loro vivono davvero meglio?

martedì 26 aprile 2011

I'm not pregnant, I'm just fat.

Ci sono una serie di buoni, anzi ottimi, motivi per non chiedere MAI ad una donna se è incinta, soprattutto se è reduce da un pranzo di Pasqua, cenone della Vigilia, pranzo di Natale o simili. Vi rendete conto da soli del motivo. Se non ve ne rendete conto mettetevi in un angolino a riflettere, in silenzio.


Gli scenari possibili:

1. Non lo è, e manco ci sta pensando. E voi avete appena fatto una colossale gaffe, dalla quale uscirete balbettando qualcosa. Lei invece non ne uscirà se non dopo almeno sei mesi di terapia psichiatrica e dieta ferrea.

2. Non lo è, ma ci sta provando da secoli e il suo ovulo non ne vuol sapere di fare amicizia con lo spermatozoo della situazione. Anche qui la gaffe è colossale, e lei ne uscirà solo quando finalmente troverà il modo di favorire questo difficile incontro tra cellule.

3. Lo è, ma:

a) non lo voleva, e quindi sta meditando su cosa fare;

b) non è ancora arrivata al terzo mese, è a rischio e sta osservando un ferreo e superstiziosissimo silenzio per scongiurare le gufate delle zie;

c) passa intere giornate abbracciata alla tazza, non ha più autonomia dal bagno oltre i 10 minuti, e non può mangiare assolutamente nulla di quello che adorava prima, perchè solo il pensiero riduce ulteriormente la già scarsa autonomia di cui sopra. Dunque non ha voglia di parlarne;

d) non ha voglia di parlarne e basta.



In ogni caso sappiate questo: se una donna è incinta e ha voglia di affrontare l'argomento, probabilmente lo farà da sè. Non credo ci siano studi sulla correlazione tra presenza di ciclo mestruale e capacità di introdurre autonomamente discorsi. In caso contrario non sono affari vostri.

Grazie zia, ora mi aspettano sei mesi di psicoterapia e dieta ferrea... Visto che da domenica rientro ufficialmente nella prima categoria.

venerdì 22 aprile 2011

Bici parking

Un profano della bicicletta pensa probabilmente che parcheggiarla sia facile. Per carità, nulla di paragonabile ad un'automobile, questo è certo... Però devo dire che qualche difficoltà inizio ad averla. Prima avevo trovato un paletto a cui legarla che rimaneva laterale alla discesina del marciapiede, e quindi non dava fastidio a nessuno, ma lì ho dovuto smettere di lasciarla perchè stava dritta dritta sotto al filo dell'alta tensione, altrimenti conosciuto come "cagatoio dei piccioni" e quindi ora di sera la trovavo ridotta in condizioni pietose.

Poi mi è capitato di legarla ad un lampione del parchetto di fronte all'ufficio, non vi dico gli slalom tra le merde nel prato.

Finalmente pensavo di aver risolto con un altro paletto, laterale rispetto al primo e quindi fuori traiettoria di piccione, e laterale anche rispetto alla discesina per cui rimane spazio se qualcuno anche con carrozzina dovesse passare. O così credevo. Stamattina finisco di legarla, mi giro, e mi trovo davanti un'altra coraggiosa ciclista milanese, per di più con pargola sul seggiolino, che mi chiede gentilmente se posso iniziare a metterla da qualche altra parte perchè messa lì lei la deve circumnavigare tutte le mattine. Che dire, è stata gentile, e non posso ignorare la solidarietà tra cicliste in una città bici-ostile come Milano. Anche perchè potrei essere io un domani, quella lì con bici, pargola, borsa e zainetto. Quindi per oggi ho preso tempo... Ma martedì mi tocca cercare un nuovo posto per il mio mezzo! Che dite, accanto alla scrivania fa brutto? :P

mercoledì 20 aprile 2011

Fortunella!

Ebbene sì, rientro anche io nella schiera di fortunati milanesi che hanno ricevuto il libercolo pro-Moratti in vista delle elezioni. Sfogliandolo non ho potuto evitare di fare qualche riflessione. Che volete, son fatta così.

1. Quanti alberi saranno stati sacrificati per ottenere tutte quelle pagine di carta bianca, lucida e patinata? Voterei più volentieri qualcuno che utilizzasse carta riciclata per promuoversi.

2. Quanti mesi ci saranno voluti per immortalare la Leti in tutte quelle pose di evidentissima ispirazione berlusconiana? Vi ricordate i suoi manifesti del "Presidente operaio", quelli con l'elmetto in testa? Beh, anche la nostra Letizia ha seguito l'esempio, anzi, ha addirittura superato il maestro! Infatti sfogliando il cosetto patinato la troviamo anche con tanto di cuffietta e microfono al call center del comune, circondata da fantagnocche felici e contente, oppure tutta sorridente insieme agli anziani delle case di riposo, tutti festanti e sorridenti. Ora, devo dire che la faccenda puzza un po' di fotomontaggio eh. Vi immaginate le precarie del call center, che probabilmente per tirare la fine del mese fanno anche altri 3 o 4 lavori, che se la vedono arrivare e la accolgono festanti? Poi ovviamente tutte bellissime, pettinatissime, con i denti bianchi e la piega appena fatta. L'alito non si sentiva, ma era sicuramente alla menta. In realtà la faccenda probabilmente è molto simile a quello che vi raccontavo qui, ma facciamo finta di crederci e passiamo agli anziani. Immaginate la Leti in una casa di riposo pubblica, a Milano la Bagina. Primo, niente anziani sorridenti e comunque certamente non con tutti quei denti. Secondo, minimo minimo la troveremmo con della pastina tra i capelli e qualcuno che le ruba la dentiera (no, non ci credo che sono denti suoi!).

Insomma per farla breve il patinato libercolo è finito nel bidone della carta, anche se nutro molti dubbi sul fatto che sia riciclabile, visti gli additivi che gli avranno aggiunto. In effetti ora che ci penso mi sorge un dubbio: ma la Moratti sarà riciclabile?

lunedì 18 aprile 2011

Ladybug e le correzioni alimentari

Come ogni anno... No, a ben pensarci l'anno scorso no.

Ok, riformulo: come ogni donna, anche io alterno momenti di libertà mangereccia a periodi in cui questa libertà viene coattivamente limitata in vista della famigerata "prova costume". L'anno scorso niente mare, quindi sono stata esonerata, con il risultato che ora ho due anni di cicce arretrate da smaltire.

Alla prova "abitino estivo", nemmeno "costume", sembravo un salame poco stagionato. Quindi ho deciso di correre ai ripari; ripari che consistono in:

- incremento dei percorsi casa-ufficio-casa in bici, con annesso risparmio di benzina, che di sti tempi non è poco;

- sostituzione dei cibi iper-unti che ingollavo a pranzo con insalata mista (con tonno e mozzarella però, mica posso morire di fame!) o verdure bollite;

- in teoria, drastica eliminazione delle schifezze in attesa che venga pronta la cena, tipo taralli, pezzetti di formaggio & co., ma ci sto ancora lavorando.

Il tutto naturalmente mentre anche lo Stagista (che ormai dovrebbe esservi noto) si prepara alla prova costume, solo che lui lo fa cercando di mettere su peso: quindi, mentre io mangio la mia purea di frutta a metà mattina, lui si spara una bella barretta sostitutiva di un pasto e/o un paninozzo con 200 g. di tacchino o bresaola; inutile raccontarvi cosa mi tocca vedere a pranzo, mentre io mastico le mie verdure lesse. Come se non bastasse, la mia bilancia si ostina a non volermi assecondare, e continua imperterrita a segnare lo stesso peso se non anche un mezzo kg in più, che serve sempre. A sentir lui, invece, il suo peso, nonostante le quantità industriali di cibo che assume quotidianamente sotto i miei occhi invidiosi, cala inesorabilmente. Posto che sto seriamente pensando di scambiare le bilance, mi viene il sospetto che lui abbia il verme solitario.

Beffa del destino: la tavola calda sotto l'ufficio, immagino per qualche problema nelle condutture dell'aria, diffonde per tutto il pomeriggio odori più o meno gradevoli di cucina nella mia stanza.

Mi arrendo! Datemi un panino!

mercoledì 13 aprile 2011

Due buone ragioni per evitare le vacanze con la ex moglie di lui, specie se sei ventenne e bionda


Ieri sera da brava coppia prole-priva abbiamo deciso di utilizzare un buono sconto in scadenza e andarcene al cinema a vedere "Mia moglie per finta". Se morite dalla voglia di vederlo e non immaginate nemmeno lontanamente come potrebbe finire, smettete subito di leggere, perchè non risparmierò gli spoiler.


Sicuri?! Ok...Allora procedo.


Il finale è intuibilissimo anche solo dal titolo: lui ha bisogno di una che si presti a fingere di essere la sua ex moglie per accalappiare la bionda ventenne di turno, e poi finisce con l'innamorarsi della finta ex e mandare a stendere la suddetta bionda. Trama lineare, senza sorprese, numerose gag molto carine e un'ora e mezza passata in modo gradevole. Poi io sono una patita degli happy ending, basta farmi vedere un film che finisce bene e divento felice come un pollo. Che volete, sono un'anima semplice. Questo però non annulla il mio senso critico: guardo un filmetto, mi piace, non lo trasformo per questo in un "filmone".

Torniamo quindi un attimo alla bionda ventenne, e spiegatemi perchè mai costei dovrebbe volere nell'ordine:

a) conoscere la ex moglie di lui (mia madre direbbe che la ex moglie ha sempre un sacco di cose interessanti da raccontare, ma certamente lei non rientra nella categoria "bionda ventenne");

b) non paga di averla conosciuta, pretendere anche di farci una vacanza insieme (lei, lui, finta-ex moglie-di-lui, finto-nuovo-compagno-della-ex-di-lui e naturalmente i bambini, che sono figli della finta ex ma non certo di lui e vengono spinti a mentire spudoratamente anche loro per intortare la solita bionda ventenne).

La storia della bionda ventenne che plaude alla vacanza con la ex moglie è altamente implausibile e comunque fortemente sconsigliata, visto che può finire solo in due modi e nessuno positivo per lei:

1. in ambito vacanziero i due riscoprono l'amore e mandano la bionda ventenne ad asciugare gli scogli (appunto);

2. i due continuano ad odiarsi e fanno passare a tutti una vacanza infernale.

In ogni caso per la bionda ventenne non c'è altro da fare che trovarsi un coetaneo bello palestrato e passare oltre.

Il bello del film è la leggerezza con cui vengono raccontate le cose: nessuno soffre, la bionda abbandonata sull'altare si riaccasa senza versare nemmeno una lacrima, i bambini trascurati dal vero padre ne trovano uno attento e premuroso, la finta-ex diventa vera-moglie e tutti alla fine sono felici. Soprattutto io.

The end.

lunedì 11 aprile 2011

Il Pomodorino

Gli osservatori più acuti avranno notato che questo non è certamente un "cooking blog" (non so se la definizione esista, ma comunque ci siamo capiti), nè un "art-work blog" (come sopra), nè in generale un blog tematico di alcun genere. Oggi però vi tocca la Recensione.

Venerdì sera, presi da un attacco incipiente di pigrizia cucinereccia, abbiamo deciso di uscire a cena. Bisogna premettere che in generale diffido dei franchising della ristorazione, e in più non amo la pizza napoletana (insorgete pure, ma sono una fan della pizza bassa e croccante), quindi diciamo che fosse per me i posti come Rossopomodoro o I fratelli la bufala potrebbero chiudere anche domani, e manco me ne accorgerei. Con simpatia.

Senonchè lo stagista venerdì mi ha convinto (la dieta mi rende debole) a provare "Il Pomodorino".

All'arrivo scopriamo che l'astuto ristoratore ha deciso di sfruttare la caldazza immane, e assolutamente fuori periodo, mettendo alcuni tavoli fuori. Su nostra richiesta il cameriere, un belloccio dal chiaro accento napoletano (devo scoprire se li assumono appositamente di nascita napoletana, oppure se sono milanesi ma gli fanno appositi corsi di formazione), ci fa accomodare all'aperto. Non faccio in tempo a collocare fantasiosamente la borsa, che si materializza un altro cameriere, meno belloccio ma con lo stesso pedigree, e ci fa sbaraccare tutto e accomodare all'interno al grido di "Fuori è tutto prenotato". Ok, ma mettetevi d'accordo.

Ci ri-sediamo, ri-colloco creativamente la borsa, non faccio in tempo ad aprire il menu che il belloccio è già pronto a prendere l'ordinazione. Che efficienza. No, scusa, non siamo ancora pronti... Ah, ok. (...) E adesso?! Lordbug, borsa-sprovvisto, fa il suo ordine. Io prendo le prime due cose che vedo (nonsonopronta-nonsonopronta). Il belloccio si allontana soddisfatto con la comanda.

Un bambino inizia il capriccio insterico. Perchè, mamme, portate il pargolo fuori a cena? Perchè? Sono tanto comode le pizzerie a domicilio...

Arrivano gli antipasti. In uno non c'è traccia della mozzarella di bufala che il menu prevedeva, e solo su esplicita domanda scopriamo che purtroppo la mozzarella di bufala è terminata... Alle 20.30 di venerdì sera. Al Pomodorino, detto per gli amici O' Pummarino. Ok. Le bruschette invece sono buone, la quantità è per almeno 4 persone, ma sono buone.

Il belloccio sparecchia e ci porta via anche le forchette, senza minimamente accennare a portarcene altre. Le rubiamo al tavolo accanto.

Arriva la pizza di Lordbug, nessuna traccia della mia pasta, che arriva quando ormai la pizza ce la siamo mangiata insieme, ed è una quantità pari circa ad 1/4 del mio peso corporeo. Per quanto sia buona, e ce la dividiamo in due, ne avanza ancora in abbondanza.

Caffè, e poi ci fiondiamo a pagare alla cassa, sperando di lasciarci alle spalle quanto prima sia il belloccio che il pargolo ancora frignante. Vana speranza: alla cassa ci precede un altro cliente che riesce a pagare solo alla quarta carta di credito e dopo innumerevoli moccoli, suoi e nostri.

Ok, ero prevenuta, ma al Pomodorino non ci torno.


Voto: Cucina: 3/5, Servizio: 0,5/5

venerdì 8 aprile 2011

Mascherine ed eterosessualità

Come in ogni ufficio che si rispetti, anche qui c'è uno stagista. Ed è anche giusto che sia maschio, visto che la capa è donna. Peccato che io abbia fortissimi dubbi sulla sua eterosessualità. Non che la cosa mi infastidica in alcun modo, ma il dubbio mi uccide. Vi racconto quali sono gli elementi che mi hanno messo il dubbio, così potrete darmi il vostro parere (disse ai suoi due lettori di numero! Beh, intanto sono già due pareri in più del mio...):

1. Quando parla di shopping o di qualsiasi altra cosa lo stuzzichi si mette in modalità "occhi-a-fessura": avete presente quando unA strizza gli occhi, scuote compulsivamente la testa e dice "mmmh ho visto un paio di scarpe in saldo che deve A-S-S-O-L-U-T-A-M-E-N-T-E essere mioh!". Ecco così.

2. Una mattina mi raccontava che la domenica precedente la troppa luce in camera l'ha svegliato, al che si è infilato la mascherina e si è girato dall'altra parte. La-mascherina. Ora ditemi se la mascherina non fa terribilmente film-americano-con-signora-in-letto-a-baldacchino.

3. E' andato in posta per spedire una raccomandata, pronto ad affrontare la bolgia dell'ora di punta "tirando i capelli" a chiunque avesse cercato di rubargli il posto in coda. Anche la frase "le tiro i capellih!" pronunciata con l'espressione di cui al punto 1.

A questo aggiungete che è fissato con peso, palestra e quant'altro... Ma sono cose che fanno poco testo visto il numero di maschi con questo pallino.

Ai posteri l'ardua sentenza...

giovedì 7 aprile 2011

Nonna misantropa ma non troppo

Alla Regina Madre le persone non piacciono. Non le piacciono gli animali e tantomeno le piante.

Anni fa, a proposito di piante e di persone, rimandò indietro una pianta destinata a mia madre da quello che poi divenne il suo compagno per i successivi 10 anni, perchè sosteneva di non avere spazio. Eh beh, due terrazzi da 20 mq l'uno effettivamente non sono sufficienti per una pianta.

Negli anni (quasi 89) è riuscita a conciliare questa misantropia quasi totale con una compulsiva formalità nei rapporti e una maleducazione imbarazzante: la misantropia naturalmente coinvolge tutti, ma ai parenti e alle conoscenze di vecchia data è riservata la formalità ("Oooooooh, carissima, ma come stai??? E la nipotina/il marito/la cugina-di-quattordicesimo-grado/la cognata-della-prozia-della-portinaia tutti beeeeeeneeeeeeeeh?") salvo poi, a parte rarissime eccezioni, raggiungere picchi sconosciuti di acidità appena riattaccato il telefono. La maleducazione esplicita è invece riservata, di norma, ai miei amici. Per lo meno a quelli che non le piacciono, cioè quasi tutti. E' passato alla storia un suo "Ah, anche con la pioggia?!" davanti all'arrivo di uno dei suddetti in una sera piovosa per cena.

Vi giuro che se me la avessero raccontata e non fossi stata costretta a conviverci per alcuni anni, probabilmente avrei adorato la sua cattiveria. Ma sotto lo stesso tetto è tutta un'altra cosa.


Ancora peggio va nelle rare ipotesi in cui qualcuno in effetti le piaccia: stravede per esempio per il mio compagno, con la conseguenza di diventare zucchero puro in sua presenza. Rimprovera mia madre perchè dice le parolacce anche quando c'è lui, se telefono a casa mi fa 1/4 d'ora di terzo grado per sapere lui come sta etc.


L'ultima ieri sera: "E' un po' che non vedo Ladybug... Chissà Lordbug come sta!"

martedì 5 aprile 2011

Ciao Squirtle!

Fino a venerdì scorso avevo un peluche in macchina. Era uno scoiattolo e abitava sul cruscotto. Me l'ha regalato un amico romano dopo che gli ho fatto una testa così con Antonio Ornano (comico di zelig che fa il biologo naturalista) e gli scoiattoli dell'idroscalo. Quelli che fanno un culo così agli animali domestici, per capirci: Click!

Insomma, era un ricordo di una cosa carina, e venerdì mi hanno aperto la macchina e me l'hanno rubato.

Mi hanno forzato la serratura per-rubarmi-lo-scoiattolo-di-peluche.

Voi non state bene.


Posto che la macchina era parcheggiata davanti ad un liceo scientifico, voglio sperare che la mente criminale sia un sedicenne. Anzi, un sedicenne brufoloso che nel tentativo di conquistare la bellaestronza della scuola mi ha rubato lo scoiattolo.

Purtroppo però temo che non sia così. Probabilmente la bellaestronza della situazione ormai è anche emancipata e se l'è preso da sola, senza nemmeno degnare di uno sguardo il brufoloso che avrebbe fatto anche questo per lei.


Di una cosa sono quasi sicura: il mio scoiattolo ora si trova in una cameretta adolescenziale, con poster di (oddio, chi sono i tizi che piacciono alle teenager di oggi? Mi vengono in mente solo uomini adulti e machissimi che piacciono a me... Ah no, ecco, ce l'ho!) di Edward Cullen (ebbene sì, sono anche io entrata nel Twilight tunnel) alle pareti, circondato da cuori confettosi e letterine delle bff* piene zeppe di K inopportune.

Chissà che non decida di scappare e tornare da me... Scoiattolo! Se non ritrovi la macchina, cerca la bici nera con le improntine di gatto sulla canna e aspettami nel cestino!



*ho scoperto da poco questa agghiacciante abbreviazione da teenager che sta per Best Friend Forever. Pare che anche Paris Hilton la usi spesso e volentieri...

lunedì 4 aprile 2011

Ma come ti vesti?!

Sarò sincera, non sono mai stata una modaiola, anzi, ora si dice "fèscion victim". Ok, non sono mai stata una fescion victim. Mi sono disperata quando andavano solo le scarpe con la punta assassina, perchè le ho sempre trovate orride e in giro non si trovava altro. Non ho la minima idea di "cosa vada" questa primavera, nè a livello di colori nè di modelli. Quello che so è che vedo in giro delle gran cose brutte.

Non mi interessa se le righe orizzontali quest'anno vanno tanto: non ho intenzione di vestirmi da striscia pedonale. E tantomeno di travestirmi da prato fiorito in omaggio alla primavera.

Anche perchè, diciamo le cose come stanno: se pesi più di 40 kg non puoi pensare di seguire indiscriminatamente qualsiasi moda. Se non ti chiami Casta di cognome, non puoi infilarti in una gonna a palloncino (e anche se ti chiami così, prima bisogna scongiurare i casi di omonimia). Se lavori in un ufficio legale non puoi presentarti in riunione abbinando arancione e lilla, magari anche in una camicia a scacchi, solo perchè quest'anno vanno gli abbinamenti forti.

Detto questo, non mi sono nemmeno mai considerata una "maestra di stile", nè nulla di simile. Sono solo una ragazza in perenne lotta con budget e tetativi di stare comoda su un paio di tacchi, che cerca di conciliare comodità e un minimo di credibilità professionale. Non dico di riuscirci sempre eh... Sicuramente se Enzo e Carla* facessero un giro nel mio guardaroba avrebbero qualcosa da dire.

Però posso affermare con certezza una cosa: NON ho nemmeno una giacca color mattone con decorazioni floreali arancioni. E ne vado fiera.



*Enzo e Carla, per chi non li conoscesse, sono i due tizi che conducono la trasmissione "Ma come ti vesti?!" su Real Time, facendosi carico del compito spesso ingrato di rifare il guardaroba a personaggi che mediamente pensano che i sabot siano delle attrezzature da marinaio, dopo la tipa che pittura la casa, restaura vecchi mobili tarlati, crea complicatissime composizioni floreali e ricicla il riciclabile con la nonchalance con cui preparerebbe un piatto di caprese.

venerdì 1 aprile 2011

Ladybug e i cuccioli d'uomo

Ho sempre avuto un rapporto difficile con i bambini, anche quando ero bambina io stessa.

All'asilo i miei coetanei mi sembravano dei piccoli mentecatti che cantavano canzoncine stupide, alle quali mi adeguavo per spirito di integrazione, ma cercavo sempre di starmene per conto mio il più possibile. Puntualmente i miei sforzi venivano vanificati da:

1. una certa Laura, mia compagna di classe che mi si appioppò come una cozza cercando di emularmi in tutto e per tutto;

2. le mamme/altre maestre/varie ed eventuali che mi recuperavano e riportavano in classe al grido di "OH MA TI SEI PERSAH! Quando io invece, con la scusa di andare in bagno, mi prendevo qualche minuto di pausa dalle fatiche della socializzazione.


Capirete che, visti i presupposti, il mio istinto materno ammesso che esista, sia da sempre sopito da qualche parte.


Non ho nemmeno mai compreso a fondo le amiche che, fin dall'adolescenza, asserivano di voler avere una montagna di figli. Forse perchè della riproduzione ho sempre avuto una visione troppo poco poetica, piena di pannolini sporchi, notti in bianco e dubbi di vario genere. O forse era la loro visione ad essere troppo romantica e scollegata dalla realtà. Non lo so, visto che di pupi qui ancora non se ne vedono... Diciamo che dai racconti e da quello che leggo, forse, la visione che si avvicina di più è la mia.

Sono comunque lontana da dire che la mia sia quella corretta eh, sta scrivendo una che all'epoca delle coetanee romantiche e cinguettanti, davanti allo stesso quesito, era preoccupata di mettere al mondo individui disturbati che poi avrebbero sterminato la famiglia.


Beh, passata l'adolescenza, intorno ai 25 anni il famigerato orologio biologico ha iniziato a dare segni molto composti di sè: "Chissà, un domani, magari... Forse, perchè no, chissà". Con quel sereno distacco di una che può tranquillamente rimandare la questione a data da destinarsi.


Ora, raggiunta l'età adulta da un po' e avendo sempre frequentato amicizie più grandi, i contatti con i pargoli si moltiplicano esponenzialmente al riprodursi degli amici. E ovviamente non mancano le domande del tipo "E vooooi quaaandoooo???", sia dei genitori che dei rispettivi pupi, che una volta ottenuto il dono della parola evidentemente hanno ogni intenzione di usarlo. Le risposte sono le più varie... La casa è piccola, il lavoro è precario, stiamo insieme da troppo poco, dobbiamo ancora fare un sacco di cose, etc. etc. Ma in realtà siamo entrambi terrorizzati alla sola idea. Lo so, lo sento.

Anche perchè oggi non è più come una volta, quando non c'era modo di informarsi in maniera così accurata ed immediata su ogni cosa, e quindi ci si rimetteva alle colossali balle che generazioni di mamme raccontano alle amichenonancoratali sulle meraviglie della maternità, nascondendo le occhiaie da panda dietro occhiali da sole iperfèscion e impasticcandosi di nascosto.

Forse questo è un altro dei motivi di calo delle nascite nel nostro paese: è vero, le donne lavorano di più, i soldi sono meno, la vita costa tantissimo, etc. etc. Ma non sarà anche la troppa informazione ad influire in qualche modo?


Comunque per un po' posso ancora rimandare la questione, e continuare ad essere cinica ed ipercritica nei confronti di tutti quei genitori incapaci con figli isterico/nevrotici che popolano questo mondo. Ancora un po'. Prima di entrare anche io nel club.

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