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venerdì 30 dicembre 2011

Perchè a me il capodanno MI sta sulle balle

A parte che non riconosco proprio la ricorrenza... Quindi non è che mi possa stare sulle balle come giorno in sè. Sarebbe come dire che malsopporto il 22 febbraio. Perchè poverino? Cosa ci ha fatto? Niente.
Il fatto è che alle feste di capodanno ci si deve divertire per forza, se no passerai un anno di cacca. Ma dove sta scritto scusate?!
E quindi tutti a spendere cifre inaudite per una cena che in una serata qualsiasi, tipo il 22 febbraio, costerebbe tipo un quarto.
Poi non mi piacciono gli strass. La roba che sberluccica. La detesto.
I botti mi fanno paura.
Lo spumante non mi piace.
La biancheria rossa, la trovo orrida. Ma d'altronde una mutanda rossa ce l'ho, quindi la metto una volta e poi torna dritta nel cassetto fino all'anno successivo.

E poi tutta sta menata dei "buoni propositi" per l'anno nuovo. MA QUALI BUONI PROPOSITI???! Ditemi la verità: avete mai, e dico anche una sola volta nella vita, rispettato uno solo dei buoni propositi? Vi siete messe a dieta per più di una settimana, senza guardare con rimpianto i cioccolatini portati dalla befana, solo perchè avevate fatto il proposito?
Siete mai andate in palestra tutto l'anno? (no, l'iscrizione fatta il 7 gennaio in preda ai rimorsi non vale). Siete state davvero più buone/stronze/sicure di voi etc/etc a seconda della necessità? Avete mandato in culo lo stronzo che vi ha fatto vedere i sorci verdi? Oppure al primo messaggino di auguri datato 20 gennaio (perchè lo stronzo si deve sempre distinguere dalla massa) e mandato evidentemente a catena a tutta la rubrica, vi siete sciolte come neve ai tropici e avete ricominciato con i sorci verdi?

Bene. In tutto ciò voi direte "E quindi? Domani sera che succederà in casa Bugs?"
Niente.
Perchè saremo a casa di amici. Credo otto adulti e 5 pargoli circa.
Una cenetta leggera eh, niente di che. Vi dico solo che la padrona di casa non cucina, ed è in effetti molto meglio così, quindi ha distribuito i compiti. Noi dobbiamo portare: panettone, cotechino, possibilmente già cotto (vi lascio immaginare le gioie del trasporto) e peperoni. Chissà se non fosse leggera.
Volevo fare un dolce, ma ci hanno chiesto il panettone e quindi ok.
Volevo fare i peperoni in agrodolce, ma LordBug ieri sera ha sottolineato che gli hanno chiesto i suoi, non i miei. Molto bene. Quindi mentre lui cucina, io gioco a Final Fantasy. Fanculo.

LordBug poi è già preoccupato che quel cuor di leone di Sebastian muoia di infarto per paura dei botti. O peggio, decida per l'ennesima volta di rinunciare alla lettiera in favore del divano. Ma non credo... Penso si limiterà a chiudersi nel cassetto del bagno come fa sempre quando qualcosa lo preoccupa. Adesso che ci penso alle volte vorrei farlo anche io, di chiudermi nel cassetto del bagno a mo' di rifugio dal mondo...
Comunque, in casa in realtà gli unici che dovrebbero fare dei buoni propositi per l'anno nuovo sono i gatti: Ginger dieta e palestra e Sebastian cacca e pipì al posto giusto. E speriamo che la fatina del 2012 li ascolti!

mercoledì 28 dicembre 2011

Nerd Ladybug e il famigerato vestito rosso

Ore 22 di un martedì sera qualsiasi in casa Bugs:
Ladybug ha finito di pulire la cucina, le lettiere dei gatti, ha spalancato la finestra di sopra per cambiare l'aria, si è docciata e impigiamata e ora sta in vestaglia davanti alla TV col joypad in mano a menare le guardie di Final Fantasy XIII (che è un gioco fighissimo e la cui protagonista è qui accanto raffigurata: notare la spada).
"Amore, ho un po' freddo... Potresti chiudere la finestra di sopra?"
"Sì, certo. Vuoi anche la tisana?"
"Sì! Per favore!!!"
"Ok".
LordBug si alza. Poi mi guarda. Poi alza gli occhi al cielo, sospira e fa:
"Ma chi me lo doveva dire a me, che sarei finito a chiuder finestre e fare tisane mentre la mia donna picchia i mostri".
Bahahahahah! Ancora rido.
Però non vi preoccupate, poi l'ho lasciato giocare con Zelda. Cinque minuti. Poi spegni, che si fa tardi. Riesco a essere nerd e stracciapalle contemporaneamente, a volte non ci credo manco io.

Comunque, cambiando argomento di botto: alla Regina Madre il mio futuro vestito da sposa rosso (che comunque per ora è solo un progetto astratto) torna su come la cipolla. E fin qui niente di strano. All'inizio andava tutto bene, perchè pensava che scherzassi. Adesso invece ha capito che sono seria e sta iniziando a preoccuparsi. Ne parla come se parlasse di uno straccetto da quattro soldi voluto per capriccio e per distrarsi si concentra sul vestito di LordBug.
Vorrebbe che lui se lo facesse fare dal GenoveffoTurlìn, il quale col suo Philip ha aperto una sartoria... Peccato che si tratti di una sartoria di superlusso, in pieno centro a Milano, e che difficilmente, pure essendo parenti, si potrebbe avere un abito da cerimonia a meno di 2000 euro. Stando bassi. Anzi, forse essendo parenti ci potrebbe stare un rialzo del prezzo, così, per dare una mano in tempo di crisi. E peccato (anzi, per fortuna) anche che LordBug non li stia proprio prendendo in considerazione.
"Ah, il vestito di LordBug costerà TANTISSIMO! Più di quello di Ladybug di sicuro!"
"Ma scusa, che ne sai?"
"Sìsì, per forza. E poi lei lo vuole rosso... Rosso costa poco. Mica come quelli bianchi".
In pratica: LordBug è uomo fine e di classe, e avrà un vestito meraviglioso. Mica come me!
Anzi, quasi quasi sul vestito rosso ci faccio applicare qualche pallino nero, così divento Ladybug fino in fondo...

martedì 27 dicembre 2011

Perchè questo non è un cooking-blog

In cucina non me la cavo male. Cucinare mi piace e spesso riesco a fare anche delle cose buone e gustose. Ma se mi chiedete se sappia cucinare non mi sentirete mai rispondere con entusiasmo "Sì!", ma sempre "me la cavo", oppure "Ma sì, dai, abbastanza". Il perchè è questo: a volte le cose mi riescono, altre no.
Ad esempio, avevo promesso ai colleghi che oggi avrei portato in ufficio le meringhe, ma ieri non ci son stati santi di far montare la chiara d'uovo con lo zucchero. Niente. Manco con l'aria compressa.
Eppure il 24 la torta con le meringhe sono riuscita a farla, ed è venuta pure uno spettacolo, ma ieri no. Mi son trovata mezzo chilo di chiara d'uovo e zucchero allo stato liquido, ma buttarlo mi spiaceva, e allora ho aggiunto farina e mandorle, e ci ho fatto dei dolcetti. Ecco. Era meglio se buttavo via tutto subito.
Una delle sacre regole della cucina è la seguente: "O ti viene bene subito, oppure lascia perdere: i tentativi di recupero peggiorano sempre le cose".
Poi c'è stata la volta che ho fatto i biscotti al cacao, col cacao amaro, e mi son dimenticata lo zucchero. "Mi pareva di essermi dimenticata qualcosa....". Letteralmente immangiabili.
Poi c'è la volta che fai la besciamella, o la crema pasticcera, e ti viene un grumo unico. Una specie di palla gommosa in mezzo all'impasto, che ti fa ciaociao con la manina.

Però io so cucinare eh, davvero. Solo che gli incidenti in cucina capitano. E' così.
Anche Lordbug è un cuoco eccellente, ma ad esempio il 24 il pane non gli è lievitato. Chissà perchè?! Nessuno. Semplicemente ci sono le giornate così. E il 24 per Lordbug è stata una giornataccia, anche perchè mentre il pane non lievitava ha aperto il pensile della cucina, da cui sono precipitate delle buste di zucchero a velo, che sono cadute su una ciotolina di acqua e zucchero (residuo della mostarda di cipolle che ho fatto io la sera del 23), la quale si è rovesciata spargendo acqua zuccherata in ogni angolo della cucina. Avete presente quando succedono queste cose? E indovinate chi ha pulito? Ah le gioie dello stare in coppia: una giornata difficile per uno si trasforma in inc*lata per entrambi.

Poi gli ho chiesto aiuto per il patè di prosciutto, e abbiamo scoperto che il fanta-frullatore regalo dei suoi ex colleghi serve solo a far centrifughe: se gli metti da frullare qualcosa di più consistente di una carota, si blocca e fa PUAH.
Ovviamente l'abbiamo scoperto quando l'impasto da frullare si è bello bello infilato negli anfratti, otturando tutto l'aggeggio. Un catafalco di 8 kg alto un metro, che occupa da due anni un intero ripiano del mobile delle stoviglie, assolutamente inutile.

In più il minipimer si è fuso. Sì, è ancora in garanzia, ma lo scontrino voi ce l'avete? Perchè noi no. Il minipimer è una merda. In famiglia ne abbiamo seppelliti uno all'anno circa, fino alla felice decisione di sostituirlo con altro attrezzo. Poi ho conosciuto Lordbug, un vero fan del minipimer, e quindi me lo son sorbito per un altro anno... (Il minipimer, non Lordbug). Ma ecco che il magico attrezzo non si è smentito e ha fatto la fine dei suoi predecessori. Inutile dire che ho preso in mano la situazione, e mi sono ordinata su amazon un bel robot da cucina come dico io. Mr. Braun non ci avrai più.

Ecco, questo è quanto. Non sono la cuoca perfetta che traspare da ogni cooking blog che si rispetti. Ma mi chiedo: alle cuoche perfette la panna non impazzisce mai?

Natale con la Regina Madre

Vi garantisco che non è come dirlo... Anche se quest'anno è stata meno insopportabile del solito. A-ha.
Sera della vigilia, tutti a cena dalla zia: alla fine degli antipasti, scatenata non so da cosa, parte con una filippica pazzesca sul fatto che "i matrimoni finiscono perchè le donne hanno troppa libertà. E basta con sta moda dell'uscire con le amiche! Basta con questa indipendenza ostentata! E basta soprattutto con gli amici uomini, e con il darsi tutti del tu!
E poi non dimentichiamoci del matrimonio finito della cugina Pannocarta! Anche lei ha le sue responsabilità eh! Mi ricordo benissimo che aveva l'appuntamento settimanale fisso con le amiche! Venivano anche a mangiare qui vicino!!!" (Fa niente che lui sclerasse perchè lei guadagnava di più e che a volte fosse anche minaccioso e violento, no, no).
E poi ovviamente, da qui al fatto che mio fratello non si sia ancora sistemato il passo è breve: "Io non ci sarò più eh, però se vedrò qualcosa che non mi piace SAPPI CHE IO TORNO!".
E qui la tavolata ha iniziato ad urlare di paura, sappiatelo. Ma sappiate anche che lei era seria.

Ieri invece è stata la volta della visita natalizia del Genoveffo Turlìn, sì che ve lo ricordate: il nipote che sta con Philip e che RM nega l'evidenza, cioè che sia gay. Ieri sono venuti per il tè, dopo debita telefonata della di lui genitrice per tastare il terreno con mia madre sul fatto se fosse opportuno portare anche Philip "perchè sai, la Regina Madre...". Cioè, vengono a Santo Stefano per gli auguri, e vengono: Genoveffo, Madre di Genoveffo e Philip. Ora ditemi se ci sono ancora dubbi sulla natura del rapporto. Ma lei comunque continua a negare.

Buone Feste a tutti, ma un abbraccio particolare a chi oggi è in ufficio come me... ^^

martedì 20 dicembre 2011

Il buonismo natalizio

Come ho già avuto modo di raccontarvi, a me il Natale piace. L'atmosfera, le luci colorate, gli addobbi... Il giro dai parenti, i regalini, cucinare i piatti natalizi. Tutto il pacchetto insomma. O quasi. Quello che non tollero, anzi, che mi urta proprio, è il buonismo natalizio. Che poi è quello che porta le associazioni benefiche ad intascare un sacco di soldi, facendo leva sul senso di colpa rispetto a chi "non ha niente".
Attenzione, mica ce l'ho con la beneficienza eh, assolutamente encomiabile. Mi irrita però il far leva sugli argomenti strappalacrime per portarti a fare la donazione del caso: e sotto natale queste cose si sprecano.

Venerdì scorso siamo andati fuori Milano, ad un concerto di Natale a cui seguiva buffet (ah ah ah). Arriviamo in loco, tirava un vento gelido, io tutta acchittata con taccodieci e vestitino. La destinazione stava in zona pedonale-centro storico. Tutto acciottolato. Con i trampoli ai piedi. Ad un certo punto l'unico sentierino di pietra su cui riuscivo a camminare si è trasformato in grata... Mancavano solo i coccodrilli. In più avevo una fame epica, e quindi per definizione stavo incazzata nera.
Complice anche lo sciopero dei mezzi, con conseguente traffico impazzito, arriviamo intorno alle 22, il concerto in teoria era quasi finito, aspettavo con ansia il buffet. Ci accomodiamo in sala mentre la cantante gorgheggia felice canzoni di natale di vario genere. Poi ecco, presenta il coro, e fa salire un bambino sul palco il quale introduce la canzone successiva leggendo alcune frasi da un foglio A4. Roba tipo "pensate al futuro dei vostri figli e a quello delle generazioni future, il mondo, la natura, dio e l'universo". Applausi scroscianti. Io sempre più furibonda. Poi la cantante con la voce rotta dalla commozione cerebrale ci dice che appena fuori dalla sala sta avendo luogo la raccolta fondi per la costruzione di pozzi in Africa. Benissimo, ma non c'è mica bisogno di piangere! Si raccomanda di andare a dare il proprio contributo "perchè è Natale". Dopo averci ammorbato pure col bambino, che ancora non lo sa, ma è appena stato sfruttato per finalità economiche.
Queste sono le cose che mi irritano.

Finalmente si fa l'ora del buffet. Ho una voragine nello stomaco. Da lontano intravedo un piccolo tavolo. Un-piccolo-tavolo. Male, molto male. Ci avviciniamo, ma il tavolo non diventa più grande. Sopra ci sono quattro tipi di dolci diversi, due tartine e due panini: uno di segale col cetriolo (bleah) e uno di bretzel col cotto. Ne mangio 4 del secondo tipo più svariate tartine, sono un po' meno incazzata ma lungi dall'essere soddisfatta. Lordbug fa un veloce giro di saluti e ce ne torniamo a casa, non prima di aver riattraversato il centro storico con acciottolato, griglie e coccodrilli.

Diciamo che abbiamo decisamente visto venerdì sera migliori...

Destinazione Firenze

Ieri insieme alla collega Audrey sono partita per la mia prima missione fuori ufficio se non contiamo il weekend all'IFA di Berlino dell'anno scorso, quando passai due giorni a tradurre in inglese le porcate del mio ex capo vergognandomi a morte, nonchè a dirgli che no, non sarei andata a fargli un massaggio in stanza, nemmeno se aveva la schiena a pezzi.
Dicevo, il primo viaggetto fuori porta per lavoro. Sveglia alle 5.50. Argh. Destinazione Firenze, dove ci attendevano per una riunione e relativo giro dello stabilimento Forrester in loco. In pratica ho visto tutto il processo di creazione di una borsa: dallo schizzo dello stilista al prodotto finito: una cosa m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-a. Da ieri guardo le mie borse con occhi diversi, giuro.

Ma soprattutto, la Forrester ci ha sì fatto fare una levataccia... Ma per spedirci in prima classe sul freccia rossa. In prima classe passa un signore in livrea con i guantini bianchi a distribuire il giornale, e poi servono bevande e biscotti (normali o al cioccolato) e cioccolatino, e salvietta per le mani. Diciamo che è tutta aria fritta, nel senso che 4 biscotti, un caffè bruciato e un quotidiano non valgono certo la differenza di costo tra prima e seconda classe, ma vuoi mettere la scena?!
Insomma, al ritorno mi son trovata a bere caffè in prima classe, discorrendo della prossima sfilata in programma... Mi son guardata un attimo da fuori e mi son detta: "Ma che davero?!". No, ma son sempre io poi, quella che lava la cacca dal divano un giorno sì e uno no.
Ah, e ho visto una pelle di coccodrillo a forma di coccodrillo, e non di borsa o di scarpa. No, non in treno. :P

Poi sono tornata a casa, ho chiamato il veterinario e gli ho raccontato delle turbe intestinali di Sebastian, che forse ha un'infezione... E alè, altri 5 giorni di antibiotico, povero patato.

venerdì 16 dicembre 2011

Il puttantour

Ieri sera c'è stato l'aperitivo di Natale con i colleghi. Mi son detta: sei l'ultima arrivata, è doveroso andare, se no pari quella che se la tira. Anche se poi mi pesava un po' il culo, ma faniente.
Arriviamo al posto prescelto, prenotato all'ultimo momento perchè non ci si decideva, e la scelta è stata obbligata, perchè erano tutti pieni. Dunque siamo andati nell'unico che avesse posto. Poi abbiamo capito il perchè, cioè perchè avesse posto: in Biafra ci sono buffet più ricchi. Posso affermarlo ad occhi chiusi.
Il locale pareva la sala d'attesa di una Asl di periferia, luce al neon compresa. Ci siamo dati all'alcol. Era l'unica soluzione praticabile.
Poi, ovvio, i discorsi sono degenerati. Indovinate su cosa? Il puttantour. Ovvero quell'attività tardo-adolescenziale in cui l'amico con la macchina scarrozza tutti gli altri a rimirare le amiche di Mr. B. Quelle che non è riuscito a salvare dalla strada, almeno.
In pratica una delle mie colleghe sosteneva, devo dire biascicando un po', che fosse normale a 18 anni fare sto benedetto puttantour con gli amici, mentre un altro collega ribatteva che le donne non avrebbero dovuto partecipare, in base a questa argomentazione: "se ho una donna mi ci infratto, mica la porto a fare il puttantour". Logicamente ineccepibile in effetti.
Non vi dico quanto ho riso quando la suddetta collega ha coinvolto nel discorso il settantenne capo mondiale-globale, il quale in effetti ha ammesso che in gioventù gli fosse pratica nota. E quando l'altra collega ha esclamato che non ci trovava nulla di strano, visto che lei ci andava con suo fratello.

Comunque a me non è mai capitato di partecipare ad un puttantour, epperò una volta mi è stato proposto. Avevo tipo 15 anni e andò più o meno così:
Brufoloso coetaneo: "Sabato usciamo?"
Io: "Boh, che proponi?" (C'avevo già lo scazzo all'epoca)
Brufoloso coetaneo: "Il mio amico Neopatentato ha la macchina! Andiamo a fare un puttantour! Vieni anche tu!"
Io: "Scusa?"
Brufoloso coetaneo: "Sìsì, un puttantour con me e i miei amici! Dai che ci divertiamo!"
Click.

E voi, avete mai fatto un puttantour?

giovedì 15 dicembre 2011

Lo sapevo che devo imparare il tedesco!

Questa volta l'immagine non la riduco, perchè è necessario che si veda bene. Ebbene sì: Bossi ha trovato la soluzione ai nostri problemi. Ci si annette alla Germania. Ma mica tutti eh! Solo la Padania. Quindi voi sotto al Po vi arrangiate. Liguri compresi. Non vi vogliamo. Noi ci si annette alla Germania. Che poi non so mica se la Merkel ha voglia di annettersi un'altra regione così a sud eh... Bossi, ma ci hai pensato che se ci annettono diventiamo i terroni di cruccolandia? Non so mica se è un affarone eh. O forse vuoi fare proprio uno spostamento geografico e travasare la Padania al posto chessò della Sassonia? Così mandiamo la Sassonia giù al nostro posto e magari nessuno si accorge della differenza! Certo, il clima sarà un po' più rigido... Ma vuoi mettere confinare con Turingia e Bavaria anzichè con Toscana e Liguria? Che poi non ho capito che male ti ha fatto la Svizzera! Almeno con quelli ci confiniamo davvero. Lasciamo l'euro e ci prendiamo il franco, che è sempre un prender bene, e usciamo da tutta sta diatriba di spread, crisi dell'euro, europa unita e cazzi vari. Diventiamo neutrali anche noi.  Oppure la Svezia! O l'Inghilterra, perchè no? Almeno bene o male l'inglese lo si parla tutti... E poi la Regina non mi dispiace, con quei suoi cappottini color pastello, col cappellino coordinato.

Però Bossi lo sai vero che chiunque ci annetta, il governo poi è quello eh, gli stipendi e la democrazia pure! Non ti metteranno di sicuro il parlamento a Legnano. Sei sicurosicurosicuro? Non so mica se il Trota te lo fanno tenere a spese dello Stato! Ti toccherà tenerti degli amici a Roma e piazzarlo in qualche ministero italiano, perchè in Germania proprio non ce lo vedo. Oppure lo buttiamo nel lago e fine della questione. Un bel laghetto ghiacciato nella foresta nera eh? Sìsìsì, ok. Allora io ci sto. Facciamo un bel referendum e autoannettiamoci, e poi se i crucchi non sono d'accordo pazienza... Sapessi su quante cose non sono d'accordo io eppure non ho voce in capitolo!

Comunque a ben pensarci è più facile che ci annettano in blocco al centrafrica, sempre che anche lì ci vogliano, il che non è proprio garantito. Diciamo che la mano sul fuoco non ce la metto, ecco. Ma è evidente che siamo in Europa solo per una questione geografica: manca poco che facciano brillare le Alpi e ci facciano salpare giù per il Mediterraneo verso il nostro destino. Secondo me i ricercatori in Germania stanno valutando la cosa...

mercoledì 14 dicembre 2011

Pillole di Anarchia

Quando sono stata assunta qui alla Forrester praticamente una delle prime cose che mi hanno detto il primo giorno (mi pare di avervelo già accennato) è stata che non è gradito abbigliamento griffato della concorrenza. E mi pare anche giusto. Insomma, se lavori per la Forrester non è carino arrivare in ufficio vestita Jackie M, per rimanere in tema di metafora Beautifulesca. E fino qui tutto ok. Fino a quando, qualche giorno fa, è comparsa una superpromozione su un sito low cost di intimo Calvin Klein. Le mie colleghe ci si sono buttate a mani basse.
Vero è che la Forrester non ha una linea di intimo, quindi non è un vero e proprio acquisto alla concorrenza... Però vi giuro, l'idea di essere circondata da persone tutte vestite con il loro bel logo Forrester che però sotto hanno le mutande CK mi ha fatto cappottare dal ridere. Adoro.

Un po' come lavorare alla Galbani, ricevere in omaggio kili di galbanino e nascondersi nel toast del pranzo in ufficio le sottilette Kraft. Come lavorare in Fiat e parcheggiare la Toyota un isolato più in là per non essere visti. Come lavorare in fastweb e avere in tasca il cellulare col logo vodafone. Bellissimo. Mi dà proprio quell'idea di rigetto del conformismo, dell'antiomologazione, che piace a me. Fantastico.

Ah, a Zurigo ho preso il regalo di Natale per la Regina Madre, anche se regolarmente, qualsiasi cosa riceva, la guarda perplessa, ringrazia, e poi dopo due giorni la restituisce perchè a lei non serve, oppure non le piace, oppure entrambe le cose. Le ho preso un tappo per la vasca verde, con sopra una paperella che fa da impugnatura. Così se me lo rende almeno poi lo uso io. Tiè.

lunedì 12 dicembre 2011

Zurigo by Christmas

Come i miei lettori più attenti sapranno (fa molto scrittrice vera sta frase, o no?) mio fratello si è trasferito a Zurigo da qualche mese. Prima stava fuori città, a pensione da una vecchia bacucca che gli faceva gli agguati in bagno e gli rubava le pentole; poi finalmente si è trovato un appartamento in affitto e si è trasferito.
Con l'occasione del ponte dell'Immacolata, io e mammà siamo andate a trovarlo e a sincerarci che fosse ben sistemato e non accampato alla stazione centrale. Che dire: è ben sistemato! La città è molto carina, pulita, e l'aria è meravigliosa. Dopo quasi un mese di superamento delle soglie di smog a Milano, è stata veramente una parentesi gradita.
Ma veniamo al sodo: la stazione centrale di Zurigo ospita il mercatino natalizio coperto più grande d'Europa.
Forte di questa certezza, quando l'ho visto ammetto di esserci rimasta male: pensavo fosse molto più grande. Poi in effetti ho realizzato che le bancarelle (che poi sono delle casette di legno col tetto spiovente) sono piccole e molto vicine l'una all'altra, dunque sono circa 160. E non è poco!
Nel mezzo delle bancarelle svetta un enorme abete sponsorizzato da Swarowski:



E ora un po' di bancarelle colorate: questa è piena di oggetti in ferro battuto


Una giostra, sempre al coperto, per intrattenere i bimbi:


Bigiotteria e decorazioni luminose


Candele:


Lampade di sale e ancora candele e decorazioni da appendere:


Qui c'è di tutto: dall'abbigliamento per bimbetti a presepi, specchi ecc. ecc.


Borse e campane a vento:



Ammetto che la quantità di gente era tale per cui è stato difficile riuscire a scattare delle foto decenti, senza teste, braccia, spalle etc.
Oltre a questo insieme di ammennicoli coloratissimi, un sacco di banchetti di frittelle e vino caldo, ma soprattutto di raklette. Un incubo. Odore di formaggio fuso a tutte le ore del giorno. L'insieme comunque è molto suggestivo.

Blacklands di Belinda Bauer

Vi ricordate l'iniziativa della Marsilio Editori di cui vi avevo parlato qui?
Ebbene, avevo scelto per l'appunto di leggere Blacklands, ed eccomi dunque qui per la recensione!
Allora, il protagonista ha 12 anni, e si chiama Steven Lamb. E' un ragazzino che vive in un villaggio nella brughiera, insieme al fratellino, alla mamma e alla nonna. Padre non pervenuto. La mamma ha una spiccata preferenza per il fratellino, mentre la nonna passa le sue giornate alla finestra, ad aspettare il ritorno del figlio (zio di Steven) scomparso 18 anni prima, la cui scomparsa si fa risalire ad un serial killer, ma il cui corpo non è mai stato ritrovato.
E' convinto che se ritrovasse il corpo, la nonna ritroverebbe la pace e la sua diventerebbe finalmente una vera famiglia, così decide di scrivere all'assassino in carcere e di chiedere direttamente a lui dove sia sepolto lo zio.
Sulla trama mi fermo qui, per non svelarvi altro.

L'ho letto in due giorni, è estremamente scorrevole e gradevole, nonostante l'argomento sia piuttosto delicato. Diciamo che per un pubblico di amanti del genere thriller può risultare un po' troppo "semplice": l'idea della corrispondenza epistolare tra bambino e assassino secondo me è ottima, l'autrice poteva forse sfruttarla un po' meglio protraendola anche di più nel tempo, e aumentare la tensione. Inoltre il finale rimane un po' nebuloso, manca una ricostruzione completa degli eventi.
Un secondo libro della stessa autrice comunque lo leggerei, penso che possa migliorare con la pratica. ;) 

lunedì 5 dicembre 2011

Midnight in Sebastian's mind

Sabato sera ce ne siamo andati al cinemino a vedere Midnight in Paris, l’ultimo di Woody Allen. Che io ami Woody Allen non è un segreto… Diciamo che tra tutti i suoi film che ho visto (purtroppo non posso dire di averli visti tutti, ma ho in programma di rimediare) alcuni mi sono piaciuti moltissimo, altri molto, alcuni così così. Ma mai nessuno “per niente”.
Di questo ho apprezzato moltissimo l’originalità della trama, un vero omaggio alla città di Parigi, e beh Owen Wilson! Avete presente? Il biondo col naso storto che ha fatto un sacco di film con Ben Stiller? Ecco, lui. Beh, non mi aspettavo che fosse così bravo anche in un ruolo tipicamente “alleniano”. Insomma, se vi capita andate a vederlo: merita proprio.
Appena usciti dal cinema ho anche mandato un sms a Regina delle Nevi, perché… Beh, diamine, un whisky con i Surrealisti, o un bicchierino d’assenzio con Toulouse Lautrec sono certa che se li berrebbe volentieri. E qui mi fermo che non voglio rovinarvi la sorpresa.

Cambiando poi radicalmente discorso, sono molto molto preoccupata per la mia salute mentale e per quella fisica del mio divano: Sebastian ha stabilito che è molto più figo della lettiera e quindi al mattino dopo mangiato ci si dirige senza esitazione per fare i suoi bisogni. Sono disperata. Stamattina ci stava riprovando, ma visto che io ero seduta proprio lì a fare colazione, forse ha pensato che non fosse il caso e dopo qualche giro a vuoto si è rassegnato alla sabbietta.
Ieri in preda alla disperazione ho comprato su internet il kit per insegnare al gatto a farla nel wc. Non so se possa funzionare, ma visto che Sebastian è così schizzinoso che anche se la lettiera è pulita cerca di toccarla il meno possibile, forse potrebbe salutare la novità con gioia, e lasciar perdere il divano. Che comunque ho ampiamente spruzzato di “anti-gatto”, ma quello lo spray antigatto se lo mangia secondo me.
Poi nel caso gli metto anche i guantini e gli insegno a pulire il bagno, che se fosse umano secondo me sarebbe un maniaco della pulizia.
Oppure ho fatto una cazzata e buttato via 50 €. Bah, c’è di peggio.
Tipo quella volta che... Boh, non mi viene in mente nessuna volta che, ma figuriamoci se non ho mai buttato via dei soldi. C’è di buono che ho rimosso, altrimenti mi ri-incazzerei.

Ora va che mentre sono in ufficio sto in ansia di trovare il divano sporco al ritorno, che ok che c’è il copri divano, ma non è mica come dirlo, e se va male devo pure sfoderarlo. E passare la serata a pulir cacca dalla stoffa non è proprio il massimo della vita direi. Così questo weekend ho lavato il divano e son rimasta indietro con le mie calze e mutande. Porcaccia miseria.
Se avete consigli parlate subito. Grazie.

giovedì 1 dicembre 2011

L'Instabile

Ieri sera, non saprei dire per quale strana associazione di idee, ho avuto un flashback dell'Instabile.
L'Instabile è colui che è stato il compagno di mia madre, e dunque per la proprietà transitiva anche genitore acquisito mio e di mio fratello, visto che vivevamo sotto lo stesso tetto, per 9 lunghi anni: per darvi un'idea dai miei 12 ai miei 21. Tutta l'adolescenza. Una vita. Ora che ci penso quest'anno è stato il decennale della liberazione e non abbiamo nemmeno festeggiato.
Ma dicevo, mi è venuta in mente ieri sera la scena del frigorifero. Una scena penosa che si ripeteva all'incirca con frequenza settimanale, in giornate variabili, ore pasti: l'Instabile per qualche banale motivo apriva il frigorifero, non so, per prendere una bottiglia d'acqua, o un pezzo di formaggio, e casualmente gli cadeva l'occhio su un alimento qualsiasi in frigo da troppo tempo e magari scaduto. Apriti cielo. A quel punto iniziava un'invettiva da psicotico, estraendo dal frigo tutto il suo contenuto, facendo il check delle cose scadute e urlando come un pazzo che lui ci manteneva tutti, quelli erano soldi buttati, non potevamo far scadere le cose in questa maniera, etc.etc. Un isterico. Soprattutto perchè mi sembra doveroso sottolineare che la spesa la facevano lui e mia madre insieme, il sabato mattina mentre noi eravamo a scuola, ma quello dall'acquisto compulsivo vi dico subito che era lui.
Quindi il sabato andava a comprare, chessò, il "formaggio fermentato di lama andino" tutto esaltato perchè era in offerta, riempiva il frigorifero, e poi due settimane dopo sclerava perchè nessuno l'aveva mangiato e lui buttava via i soldi.
Capite che qualche problema ce l'aveva.
Peraltro, come dicevo, sono passati 10 anni dalla fine della difficile convivenza... Quindi ammetto che i miei ricordi possono essere un po' annebbiati. Comunque vi garantisco che, rimosso lui, non abbiamo mai lasciato scadere chissà che cosa in frigo, se non quelle poche cose che "fisiologicamente" rimangono dimenticate in un angolo. Mi viene il dubbio che nemmeno all'epoca la situazione fosse così grave, solo che l'Instabile era molto melodrammatico nelle sue esternazioni... E poi appunto, era compulsivo negli acquisti.
Pazzesco: sono passati 10 anni, abbastanza per permettermi di ripensare all'intera faccenda con un'alzata di spalle e di sopracciglio, e nemmeno se mi concentro mi viene in mente un aneddoto vagamente piacevole che lo veda protagonista. Niente. Un isterico rompicoglioni.
Inutile dirvi cosa ne pensasse la Regina Madre, vero? 

martedì 29 novembre 2011

Le piante di casa Addams

Inutile premettere che in famiglia quella che normalmente uccide le piante, e che probabilmente gode anche nel farlo, è la Regina Madre. Inutile anche dire, tanto lo sapete, che invece a me piacciono e che ne ho la casa, ed il balcone, pieni.
Quello che invece va detto è che sto assistendo ad un lento appassimento delle piante che quest'estate stavano sul balcone e che col freddo ho dovuto portare in casa. Il che mi deprime non poco.

Ibisco: ne ho due. Uno piccolino, che a ottobre stava fiorendo. Aveva proprio i boccioli pronti per aprirsi, tutto rigoglioso e bello come il sole... Appena le previsioni hanno avvertito che le minime sarebbero scese eccessivamente, pensai di fargli cosa gradita portandolo in casa. Ovviamente in posizione luminosa e al riparo sia dal caldo dei caloriferi, sia da eventuali correnti d'aria. Lui per tutta risposta prima mi ha buttato in testa i boccioli, e poi ha iniziato anche a perdere le foglie. Ora è veramente deprimente. Sembra tipo l'ibisco di Morticia.
L'altro se la cava meglio, se non fosse che Ginger ne va letteralmente pazza e quindi glielo devo tenere lontano, altrimenti se lo mastica come un bastoncino di liquirizia. Quindi l'ho preso e me lo sono messo in camera, accanto al comodino. Luogo proibito a Ginger giorno e notte. La lascio entrare in camera solo quei 10 minuti al mattino, prima di alzarci definitivamente dal letto, così lei si lancia sull'ibisco e io per difenderlo mi sveglio completamente.

Il Ficus: anche lui portato in casa all'arrivo del freddo, per tutto ringraziamento sta perdendo tutte le foglie. Pare che abbia preso un colpo di freddo, ed effettivamente (mea culpa) l'avevo messo nei pressi di una finestra. Per farmi perdonare lo sto curando a fiori di bach, gli parlo tutte le sere e ho trasferito anche lui in camera da letto, vicino al comodino di LordBug. Sì, LordBug ha preso con filosofia il fatto di dormire in una serra.

Una pianta semigrassa non meglio identificata. Di quelle che si vedono a tutte le stagioni nei vivai e hanno sempre i fiorellini colorati. La mia no. Sta anche perdendo le foglie. Stronza.

Poi beh, c'è la Curcuma. Lei è normale che in autunno torni ad essere il bulbo che era. Sì, vuole essere un insulto. Era in ampissimo ritardo sulla tabella di marcia delle stagioni, infatti ha pensato di tentare una fioritura ad ottobre, ha messo fuori due bocciolini stitici e niente, adesso sono secchi e ingialliti. Ma l'anno prossimo non mi frega più, la sbatto sul balcone a fine febbraio e poi son cacchi suoi.

E, infine, l'unico più bello e rigoglioso che mai: lo Spathiphyllum (provate a pronunciarlo senza sputare la dentiera, vi sfido), che sarebbe questo qui


Ovviamente non è in fiore, ma è bello verde con tante foglioline nuove. Però, c'è un però, è anche quello che quest'estate è diventato rigoglioso affidato alle cure della Regina Madre mentre eravamo via. Una cosa assolutamente senza precedenti: io gliel'ho consegnato un po' mesto e giallino e lei mi ha restituito un mese dopo una roba che pareva uscita da un vivaio, tanto era lucido e pieno di foglie nuove.
Tanto per dire, l'altra pianta che le avevo affidato è morta, e la regola sarebbe quella. Quindi non so bene come prendere il fatto che lui stia così bene rispetto agli altri, ma direi che non è proprio un complimento al mio - ormai ex - pollice verde.
Merda.

venerdì 25 novembre 2011

Waiting for Christmas

Manca un mese a Natale, e io non vedo l'ora. Vi dico solo che siccome il 7 e l'8 non sarò a Milano, causa visita prenatalizia al fratello emigrato in Svizzera, l'albero lo farò il 3. Di rimandare anche solo di due giorni non se ne parla.
Va detto che in casa sono sempre stata io la scassaballe sulle decorazioni di Natale; mia madre e mio fratello sono sempre stati costretti ad ascoltare canzoncine natalizie e ad addobbare la casa apparentemente controvoglia. "Apparentemente" perchè è ovvio che alla fine gli faccia piacere, ma il brontolio fa parte del gioco delle parti.
Almeno, su di loro sono sicura... La Regina Madre è tutta un'altra storia: al momento degli addobbi si lamenta perchè fa freddo (addobbando il terrazzo, la finestra rimane aperta per un po'), poi a lavori ultimati si lamenta che è troppa roba, poi si lamenta che fanno troppa luce, poi il giorno di Natale si lamenta nell'ordine: della quantità di regali che ci scambiamo (che sono sempre troppi, ovviamente), della carta che si spreca, del suo regalo, che non va mai bene e quindi regolarmente viene restituito al mittente, e poi del pranzo, degli ingredienti, degli eventuali ospiti, e naturalmente del fatto che sicuramente non arriverà al natale dell'anno prossimo.
Comunque.
Forse questa voglia di Natale deriva dal fatto che l'anno scorso l'abbiamo festeggiato a Bari. Con il sole, il mare e 20 gradi. In pratica non era Natale. Natale con più di 5 gradi non è Natale. Non pretendo la neve, ma almeno di mettere guanti e sciarpa sì!

Insomma, con grande gioia di LordBug (potete immaginare), stasera andiamo all'Ikea a prendere l'albero... Che-mica-possiamo-fare-le-cose-all'ultimo-momento. Sperando che vada meglio di quello dell'anno scorso, che ha agonizzato e ci è morto stecchito in soggiorno nel giro di due settimane, sicuramente a causa di un taglio sconsiderato delle radici. Sappiate che se avete comprato una libreria Billy di recente, potreste avere in casa il nostro albero dell'anno scorso.
Comunque dicevo, nel mio brevissimo futuro giro svizzero sicuramente farò un salto ai mercatini di natale a Zurigo, che ho scoperto ospitare il mercatino natalizio più grande d'Europa. Seguirà reportage fotografico... Sappiate che vi tocca.

Baci prenatalizi.

lunedì 21 novembre 2011

La bici è pericolosa!!!

Fin da piccola ho sempre avuto la fortuna di non dover prendere mezzi pubblici per recarmi ai luoghi di studio o lavoro: alle elementari e medie mamma accompagnava me e mio fratello in macchina, e poi proseguiva per il suo ufficio, mentre nel pomeriggio ci recuperava il nonno (il marito della Regina Madre, ve ne parlerò) e ci portava a casa sua, esattamente di fronte alla scuola.
Poi mamma passava a riprenderci e tornavamo a casa in macchina.
Poi sono arrivate le superiori, e lì andavo a piedi.
In 15 minuti.
Poi ci sono stati gli anni dell’università, i migliori per quanto mi riguarda, e ho iniziato a muovermi in bici, oppure in caso di maltempo, a piedi. Sporadicamente in metropolitana. Ma proprio sporadicamente.

La scuola di specializzazione era attaccata all’università, quindi stesso discorso.
Se proprio ero in ritardo prendevo l’autobus, ma proprio eccezionalmente, e comunque mai in orari di punta.

Poi ho iniziato a lavorare. Il mio primo lavoro è stato fuori Milano, in una zona industriale, postaccio depressissimo e irraggiungibile altrimenti che in macchina. Ma ero già automunita e dunque mi spostavo così… Tra l’altro sempre in controtendenza con il grosso del traffico, che al mattino è in entrata in città e di sera in uscita.
Poi sono passata nel posto che ho lasciato ad ottobre, di nuovo in città. Ci andavo o con la cara vecchia bici, oppure in macchina. Niente mezzi pubblici.

Infine sono approdata in Forrester. In pieno centro, un posto dove è assolutamente impossibile ed impensabile parcheggiare, per arrivarci sicuro prendi mille multe al minuto, tra zone a traffico limitato ed ecopass vari, e che è un po’ più lontano da casa del posto precedente, e tra quello e il freddo non mi sono ancora azzardata a tentare la bici. Quindi l’unica via sono i mezzi pubblici.
Argh.
Stavolta mi tocca.

Non solo, non mi basta nemmeno un unico mezzo, ma devo effettuare almeno un cambio: o due metro (se Lordbug mi accompagna alla fermata) oppure un tram e una metro… Per un totale di circa 45 minuti di viaggio.
Visti gli aumenti dei biglietti, appena ho firmato il contratto mi sono fiondata a fare l’abbonamento annuale all’ATM point sotto piazza Duomo.
C’era la coda praticamente fino in superficie.
Alle 11 del mattino.
Ho desistito, me ne sono tornata a casa, e ho fatto tutto online. Pagamento con carta di credito, e la tessera mi è stata recapitata a casa nel giro di 10 giorni. Stupefatta dall’efficienza del servizio.

Arriva il primo giorno di lavoro, vado a prendere il tram. Una scatola di sardine è un posto più profumato, meglio frequentato, e molto più spazioso. Mi pigio a bordo. Mi faccio strada verso l’obliteratrice e mi incaglio tra lo zaino di un bambino e la prominente panza di una signora.
Nel giro di 10 minuti mi suona il telefono: mamma vuol sapere come va.
“Eh mamma, son qui schiacciata come una sardina… Devo inventarmi un mezzo alternativo per arrivare in ufficio, non ce la posso fare. Proverò a rispolverare la bici!”
Mamma non fa in tempo a rispondermi che la signora con la panza prominente interviene: “Eh ma la bicicletta è pericolosa!”
“Grazie signora. Lo so.”
Mamma: “ma con chi parli?”
“No, niente…”

Giustamente le sardine non solo si fanno gli affaracci delle altre sardine presenti (che voglio dire, lo faccio anche io), ma intervengono pure. Una sorta di telefonata di gruppo.
Stessa scena la sera al ritorno: al telefono Lordbug. “Eh, son qui schiacciata come una sardina… Non so, magari proverò a rispolverare la bici!”
Signora accanto a me: “EEEEh, ma Milano non è una città adatta per i ciclisti… E’ pericoloso!”.
Sì.

E comunque c’è della gente strana. Stamattina altro giro, altro tram stracolmo. Ad un certo punto miracolosamente si liberano due posti a sedere. Lì accanto una ragazza stracarica, con borsa, borsone del pc, sciarpa, cappello, guanti e libro, che tenta di leggere con una mano mentre con l’altra si aggrappa per non cadere. La logica vorrebbe che fosse lei a precipitarsi ad occupare il posto vuoto. Invece no. Sta lì, guarda il sedile libero, si volta dall’altra parte e si rimette a leggere. Un ragazzo vicino a lei le fa segno perché vuole raggiungere uno dei due posti. Lei si comprime sul corrimano per farlo passare e rimane in piedi accanto al sedile vuoto riprendendo la lettura. Ora qualcuno deve spiegarmi perché.

Ps. Invece per il trasbordo con dramma sentimentale di ieri vi rimando al blog di Regina delle Nevi, che altrimenti la faccio troppo lunga!

giovedì 17 novembre 2011

Il 7 links project

Rieccomi. Così poi non potete dire che vi trascuro!
Adesso che sono riuscita a ritagliarmi qualche minuto partecipo più che volentieri al gioco nel quale mi ha coinvolto Marianna, di Tuchesaitutto!
Funziona così: possiamo mettere in evidenza 7 vecchi post del nostro blog, che rientrino nelle categorie elencate, dandone ovviamente un minimo di motivazione, e fatto ciò passare la palla ad altri 7 blog. Pronti? Via!

1. Il post il cui successo mi ha stupito: "Impressioni di Topo Gigio". Perchè è stato il primo con così tanti commenti, e mi ha fatto pensare "Oh capperi, ma allora mi leggono volentieri e diventerò una blogger famosissima, una scrittrice affermatissima, bellissima, bravissima etc.etc. No, ma tranquilli, poi mi è passato.

2. Il mio post più popolare: se contiamo i commenti, quello che ne ha avuti di più è "L'anti-Disney Masako" forse perchè le principesse tristi fanno sempre audience. Se parliamo di visualizzazioni, invece, "Cat-Regina Madre-Woman" vince a mani basse. Ma ho il sospetto di aver fortemente deluso qualcuno che ci è capitato per caso cercando qualche foto osè di cat woman. Ops.

3. Il mio post più controverso: oddio, non credo proprio di aver mai scritto cose particolarmente controverse... Al massimo posso essere stata meno politically correct del solito in "Mamme monotematiche", ma tanto mica si era offeso nessuno. Ehm.

4. Il mio post più utile: sicuramente i "Giardinaggio for dummies" e "Giardinaggio for dummies part two". Però poi quest'estate mi è morta quasi tutta l'edera... Quindi decidete con calma se fidarvi o meno!

5. Il post che secondo me non ha avuto l'attenzione che meritava: "E Dio disse Call center". Risale ai primi mesi di vita del blog, ma dava una vaga idea del posto dove ho lavorato nel corso del 2010. E' stato un periodo molto faticoso, ma decisamente costruttivo... Anche perchè è là che ho conosciuto Lordbug!

6. Il mio post più bello: ci ho messo tanto a sceglierlo, ma direi "Se il mondo fosse una pubblicità". Per le emozioni che mi hanno spinto a scriverlo forse.

7. Il post di cui vado più fiera: "Non c'è come attaccare delle mensole per sentirsi indipendenti!!!". Beh, direi che il motivo è facilmente intuibile, che dite? :D

E ora i 7 blog a cui passo la palla:
1. Foglie d'Autunno, di Alice;
2. Mandorle e Cioccolato, di Mandorlamara;
3. Si' fossi ghiaccio vi congelerei, di Regina delle Nevi;
4. The Italian Girlfriend, di Italian Girlfriend;
5. Voodoo Dolly's Secret, di Voodoo_DoLLy; 
7. Mammeamilano, di Giuli (che non so se ne avrà voglia, ma magari così le viene...)

Baci e abbracci a tutti!

Sei un blogger e ti piacciono i gialli e i thriller?

Sì, direi di sì!

Allora sei la persona che stiamo cercando!

Alè!

Vogliamo infatti proporti due straordinari romanzi polizieschi che abbiamo appena pubblicato, La donna in gabbia di Jussi Adler-Olsen e Blacklands di Belinda Bauer.
La donna in gabbia è il primo romanzo del giallista danese più venduto di sempre, autore di una serie da 5 milioni di copie in uscita in 30 paesi, mentre Blacklands è uno dei migliori esordi polizieschi britannici degli ultimi anni, l’unica opera prima capace di vincere il prestigioso Gold Dagger Award dal 1973.
Manderemo l’ebook di uno dei titoli a scelta ai primi 100 blogger che abbiano voglia di leggerli e di recensirli nel proprio blog.
Cosa devi fare per averli? Nulla, o quasi. Basta che dimostri di avere un blog attivo (aperto da almeno un anno e con almeno un post pubblicato a settimana) e ti impegni, appena ricevuto l’ebook a segnalare sul tuo blog che partecipi all’iniziativa, e una volta letto il romanzo a dedicargli un post con il tuo commento o giudizio di lettura.
Ti sembra una proposta allettante? E allora affrettati, prima che le copie vadano esaurite! Scrivici una mail a questo indirizzo, riportando l’url del tuo blog e quale dei due romanzi vorresti ricevere (l’ebook è in formato epub e protetto dai DRM di Adobe).

Ecco, se non si fosse capito partecipo a questa iniziativa. Ieri ho trovato il link sul blog di Margherita Dolcevita e ho deciso di scrivere a quell'indirizzo e di partecipare per Blacklands. Mi ha risposto una ragazza carinissima di nome Martina, con il link e le istruzioni per scaricare e installare l'ebook... Et voilà! Ecco fatto.
Ora procedo alla lettura e poi avrete la recensione.

mercoledì 16 novembre 2011

Di boutique, armadi e cappotti... Ma soprattutto BORSE!

Inutile dire che la mia “piccola cifra semestrale” di bonus per clothing (quella figata di cui vi parlavo che mi permette di andare in negozio e uscire con delle robe meravigliose si chiama così) è stata spesa per una borsa. Una borsa e un cardigan… Ma soprattutto una borsa.
Una.meravigliosa.borsa.di.pelle.scamosciata.grigia.
Vi dico solo che mentre io la arpionavo nelle mie tenere manine, la commessa stava dicendo alla mia collega che, essendo una delle più costose, pur bellissima, non ne avevano venduta manco mezza perché tutte le clienti attendono i saldi.
Tiè.
Non vi dico poi la goduria nell’arrivare alla cassa, presentata dalle colleghe, dare il mio nome e trovarlo evidenziato sull’elenco in possesso della commessa-botulinata, firmare per ricevuta, prendere un enorme sacchettone con su scritto “Forrester” e portarmi via tutto questo bendiddio senza nemmeno estrarre il portafogli. Non so se rendo.
Lunedì arrivo in ufficio tutta fiera con la mia borsa nuova fiammante, un po’ per gusto, un po’ perché con Audrey (la mia collega mi ricorda moltissimo la Hepburn, sia come linea che come modi) e la Responsabile del Personale (qui non ho ancora un soprannome, ma arriverà) avevamo un appuntamento fuori ufficio e quindi la rappresentanza lo richiedeva. Arriviamo in metropolitana, la RP mi guarda anche un po’ schifata e mi dice “Devi assolutamente andare in negozio a prenderti una borsa!” Sottinteso: quella schifezza che ti porti in giro non si può guardare, mica come le nostre. Io non faccio in tempo a formulare una risposta che Audrey le fa notare che quella non solo è una delle nostre, ma anche una delle più care.
“Ops. No, ma che strano, non me la ricordavo… Posso?!” La guarda, la gira e rigira e poi mi dice che non le piacciono le fibbie in metallo. E’ bellissima, ve lo dico io. E ho la netta sensazione che se avesse visto prima il logo la frase sarebbe stata “OOOOH MA CHE MERAVIGLIAH! SEI STATA IN NEGOZIOH!”.
Vabbè.
Altra novità di rilievo della settimana: la Regina Madre ha il raffreddore. Come tutti gli anni dopo aver fatto il vaccino. E come tutti gli anni dice che non le era mai capitato e che non può essere quello, sarà sicuramente una cosa più grave. Ieri sera siamo passati in via del tutto eccezionale in serata infrasettimanale a festeggiare il compleanno della mamma. Io lavorando in città sono arrivata prima. Panico della Regina Madre: “MA LORDBUG NON VIENE???!!!”. “Ma sì, lo sai che lavora fuori e ci mette di più… C’è anche la nebbia.”
“Ah.”
Poi appena ha potuto l’ha preso e si è fatta fare il cambio di stagione dei cappotti.

giovedì 10 novembre 2011

Le tanto attese prime impressioni

La doverosa premessa è che non sono mai stata una modaiola, e probabilmente da qualche parte in questo blog devo pure averlo già detto. Forse insieme al fatto che non tollero le commesse.
Comunque.
Con “modaiola” intendo fashion victim: ovvero quelle che venderebbero la zia e la mamma per avere l’ultimo costosissimo accessorio griffato, pure se è orrido. Quelle che stanno malissimo in viola, ma se è il colore della stagione piuttosto cambiano colore di carnagione per indossarlo, e naturalmente quelle che digiunano per giorni per entrare in una 38/40.
Ecco, non sono io.
Mai stata.
In più del mondo della moda me ne sono sempre strafregata, anche perché i marchi di primo livello come Armani, Gucci e compagnia bella sono sempre stati ben oltre il mio budget. E manco il gossip mi ha mai interessato più di tanto: ho abbozzato con una tiepida indifferenza quando ho saputo che Dolce e Gabbana si erano lasciati. 

Diciamo pure che il 90% del mio guardaroba è composto di roba Oviesse, Tezenis, Conbipel e mercato rionale. Ma non solo per necessità, mi dà proprio fastidio portare abiti o accessori supergriffati: e con supergriffati intendo quegli oggetti o vestiti che portano il nome o il marchio scritto o cucito sopra in misura leggibile anche ai ciechi, ecco, quella è una cosa che trovo proprio antiestetica e volgare. Anzi, volgaVe.

Detto ciò, come ormai sanno anche i pixel visto che vi ho fatto due balle così, lunedì è stato il mio primo giorno qui alla Forrester: ho ufficialmente il badge griffato.
Non solo: ogni dipendente ha una piccola cifra per stagione da spendere in boutique, e, guardaunpo’, l’autunno-inverno è  iniziato già da un po’. Anzi, bisogna affrettarsi! Quindi domani in pausa pranzo le mie nuove colleghe mi scorteranno per presentarmi alle ragazze del negozio e per farmi spendere il mio buono stagionale. Che figata. Si può dire “che figata”? Sì, direi di sì.
Borse a me!
Per l’occasione cercherò di trattenere il mio viscerale fastidio verso il genere “commessa di negozio di abbigliamento”, ma non garantisco.

Al momento della consegna del badge la responsabile del personale mi ha anche spiegato l’ovvio: cioè che non è carino venire in ufficio coperti di marchi della concorrenza. Meglio roba neutra, oppure direttamente Forrester. Fortuna che il mio guardaroba non è griffato: conosco persone che al mio posto avrebbero dovuto camuffare le firme con cuciture e toppe per non essere costrette a venire in ufficio in mutande.

Nel contempo sono felicissima delle colleghe, soprattutto le altre due del legale con cui condivido la stanza, che sono davvero carine e alla mano, nonostante ovviamente i primi giorni siano un po’ di “studio reciproco”. Il clima è assolutamente piacevole e sereno, e del tutto informale, a dispetto di quanto si possa credere visto l’ambiente della moda.
Ecco, queste sono le impressioni della prima settimana, quella in cui notoriamente è tutto meraviglioso e stupendo. Tra qualche mese vedremo come sarà il tenore dei miei post e faremo i dovuti confronti… Però dai, sono ottimista.
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