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giovedì 27 settembre 2012

La casa che rende folli

Non so se avete presente Asterix e Obelix, nel cartoon "Le dodici fatiche", quando devono entrare in quello che è un edificio pubblico e farsi rilasciare il lasciapassare B38.
A me quella scena viene in mente ogni volta che per qualche motivo devo avere a che fare con un ufficio pubblico, per quanto, devo ammettere, a Milano le cose vanno piuttosto bene.

Ieri mattina io e Lordbug siamo andati ad iscriverci al Registro delle Unioni Civili, in Comune. Cosa comporta tutto ciò? Non molto più che stare sullo stesso stato di famiglia, in realtà. Ma dal momento che l'avvento di Babybug ci ha fatto divergere non poco sul discorso "matrimonio", questo è il massimo di cui ora come ora posso disporre.
D'altronde, di solito la gente quando aspetta un figlio è già sposata. Noi invece pensavamo al matrimonio, poi è apparso il pupo e il matrimonio è andato a ramengo. Mi sa che siamo strani.
"Non voglio sposarti col pancione, fa troppo matrimonio riparatore"
"Eh beh, invece se mi sposi con il pupo in braccio non è più riparatore. NONO".
Poi manco vogliamo sposarci in chiesa, quindi la storia del matrimonio riparatore mi è proprio rimasta lì per traverso. Vabbè.

Dicevo, siamo andati in comune. Ovviamente su appuntamento.
"Va bene martedì 25 alle 12.02?"
"Ehm... Qualcosa di un po' più comodo per due che lavorano? Tipo mattina presto?"
"Va bene martedì 25 alle 10.34?"
"Senta, il primo appuntamento della mattina quando si può avere?"
"Il 26 alle 9."
"Ecco grazie"
"Stanza 231, secondo piano".

Ok. Arriviamo. Secondo piano. Appena fuori dall'ascensore ci troviamo davanti la stanza 201 e la 276. I cartelli recitano: corridoio a sinistra stanze 254-278, corridoio a destra stanze 212-219 e 240-253.
Naturalmente tutto il piano deserto e immerso nel silenzio, d'altronde non erano nemmeno le 9. Ci avviamo per il corridoio destro, passiamo davanti agli uffici dei servizi funebri, coerentemente corredati di scrivania con sopra un mesto vasetto in vetro con fiori finti, e poi scorgiamo in lontananza la famosa stanza 231. Proprio tra la 219 e la 240. Giusto.
Ci sediamo e dopo qualche minuto di attesa si apre la porta, compare un tizio che sbircia fuori, richiude e riassume ai colleghi "Sono arrivati. Tocca lavorare". La porta era di carta velina, si sentiva tutto.
Vabbè, passa qualche istante ed il medesimo tizio esce, saluta e si avvia per il corridoio (della serie "tocca lavorare, ma a voi! Io mi sposto"), poi compare il nostro incaricato.
Per usare un francesismo, con un occhio che manda a dar via il culo quell'altro. Per i non francesi trattasi di locuzione indicante una pesante forma di strabismo.
In ogni caso personcina molto ammodo, gentile, e molto carino anche l'ufficio, per nulla squallido.

Durata complessiva dell'operazione, minuti 4.
Siamo ufficialmente famiglia anagrafica iscritta al Registro delle Unioni Civili.
Chissà se almeno qualche coppia gay ci ha preceduti o ci seguirà...

4 commenti:

  1. Congratulazioni per l'unione. E anche per essere uscita indenne dalla prova della burocrazia italiana.

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  2. Dai ma siete uniti civilmente! Ma congratulazioni! Festeggiate?

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  3. Bravi! Sono molto, molto contenta per la scelta!
    Chessidice in queste occasioni?
    Congratulazioni? BabyBug ha anche preceduto il "figli maschi"!!!!

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  4. Allora AUGURI!!! non te la prendere per il matrimonio, vedrai che l'anno prossimo lo farai alla grande e con il tuo abito Rosso! Smack ♥

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