Prima di tutto vi avviso che questa recensione conterrà SPOILER su entrambi i libri, quindi se siete entrate nel tunnel e nel bel mezzo della lettura, salvatevi il link e tornate dopo aver finito di leggere i romanzi, così mi dite pure cosa ne pensate.
Più o meno la stessa cosa vale se siete delle invasate fans della Simons. Escluso il ritorno per dirmi cosa ne pensate, ecco.
Allora, sul Cavaliere d'Inverno nulla da dire: bello. Mi è piaciuto moltissimo davvero, è uno di quei libri che vorresti non finissero troppo in fretta però non riesci ad abbandonare. Si sa, l'amore tormentato vende sempre, da Jane Austen a Twilight. L'unico appunto lo faccio alla traduzione italiana, che avrebbe secondo me fatto meglio a tradurre fedelmente il titolo originale, che sarebbe stato "Il cavaliere di bronzo", e che ha tutto il suo bel senso nella storia, ma di questo non possiamo certo incolpare la povera Paullina. Sarei curiosa di sapere come avrebbe dovuto concludersi il libro se non fosse stato previsto il seguito, perchè ovviamente il finale rimane aperto così la povera lettrice ignara di tutto si deve buttare a pesce sulla lettura del secondo libro. Poverina.
Ve la faccio breve: Leningrado. Si incontrano, si innamorano a prima vista. Lui è un ufficiale dell'Armata Rossa dal torbido passato, lei una ragazzetta di una normale famiglia di Leningrado. Lo stesso giorno del loro incontro Hitler dichiara guerra alla Russia, in più lui sarebbe pure, così, incidentalmente, l'uomo di cui la sorella di lei è innamorata.
Ovviamente ne passano di tutti i colori, finchè alla fine lei riesce a fuggire dalla Russia, incinta, e a raggiungere New York, credendolo morto, mentre lui è in realtà prigioniero dei servizi segreti russi con l'accusa di tradimento. E qui il primo libro finisce.
E' ovvio che una poveretta inizi il secondo libro solo per vedere se alla fine riescono a ricongiungersi.
Certo.
Solo che per scoprirlo bisogna sorbirsi altre 700 pagine, infinitamente meno appassionanti delle prime, e tutte tempestate di flashback relativi all'unico mese che 'sti due hanno potuto stare serenamente insieme nel primo libro. Oltretutto Alexander sarà sicuramente stato il vostro grande amore, ma di qui non ne esce mica tanto bene eh!
Tatiana lo crede morto, è super disperata, scappa incinta dalla Russia, con il KGB che la cerca, arriva negli USA, mette al mondo il bambino, guarisce dalla TBC, si trova un lavoro, si ricostruisce una vita, o almeno ci prova. Poi (alla buon'ora, cioè dopo che ci siamo già smazzati almeno 650 pagine di flashback) scopre che lui è ancora vivo da qualche parte, torna in Europa rischiando pure grosso perchè è ancora ricercata, muove mari e monti per scoprire dove si trova e andarlo a salvare dalla buia cella nel Gulag dove era rinchiuso, lo rimette in piedi, lo lava, lo veste, lo disinfetta, e lui la prima cosa che le dice fuori dalla cella è: "Ok, adesso che dobbiamo fuggire bisogna che qualcuno prenda il comando, quindi fai quello che io ti dico".
Come scusa??!!
Cioè, lì c'era come minimo da dargli una pedata nel sedere e ributtarlo nella sua cella, no?!
In più il cretino invece che correre bel bello diritto al settore americano di Berlino, come lei (e pure il buon senso) suggerirebbe, si mette a scavare una bella trincea per passare la notte a uno sputo dalla città. Così ovviamente vengono trovati e devono pure combattere per salvarsi.
Vabbè.
Insomma, a mio avviso ci andavano decisamente meno flashback e temporeggiamenti vari, e maggiore attenzione al ricongiungimento dei due e al ritorno in America che invece vengono proprio relegati nel finale e basta.