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venerdì 28 settembre 2012

"Vorrei ma non posso"

Il "vorrei ma non posso" si manifesta in molte forme: dalla borsa griffata contraffatta del marocchino in spiaggia alla porsche di seconda mano, ma anche terza o quarta che, a prezzo di occasione, finisce poi per costare di più in riparazioni di quanto non ne sarebbe costata una nuova.

Inutile fingere che a noi non sia mai successo, siamo tutti un po' vittime del "vorrei ma non posso", chi più chi meno. Eccezion fatta naturalmente per chi PUO' davvero... Ma quelli sono una netta minoranza.

Gli esemplari più spinti di "vorrei ma non posso", almeno per quel che ho potuto constatare io, sono uomini: forse perchè soffrono di più il senso di inferiorità, non so.
In ogni azienda comunque ce n'è almeno un esemplare, ma naturalmente in base alla dimensione aziendale ne troveremo di più. Di solito non sono ai vertici, visto che quelli ai vertici di solito "possono", o per lo meno ci si avvicinano molto.
No, i veri "vorrei ma non posso" si trovano di norma tra gli autisti, i fattorini, gli impiegati. Più si sale nella catena delle responsabilità, più diventano rari, anche se in realtà si trovano a tutti i livelli.

Nell'azienda dove lavoravo prima di approdare in Forrester, l'esempio più eclatante di "vorrei ma non posso" era l'autista dell'Amministratore Delegato, il quale (l'autista, non l'AD) un giorno mi incontrò mentre ero diretta alla visita medica aziendale e mi disse "Ah beata te che hai tempo... Sai, è periodo di Consigli di Amministrazione, sono presissimo!".
Eh beh.

Qui in Forrester invece l'esemplare fa il fattorino. Stamattina gli ho consegnato una raccomandata che doveva ASSOLUTAMENTE partire oggi.
L'opportuna e doverosa premessa è che non sono AFFATTO una che spaccia per urgenti cose che non lo sono: spessissimo mi limito a mettere raccomandate nella posta in uscita, e alla domanda se siano urgenti rispondo che no, possono partire tranquillamente anche uno o due giorni dopo. Ma se io, in qualità di Ufficio Legale, ti dico che una raccomandata deve assolutamente partire oggi, se brontoli ti strozzo.
"Guendalino, abbi pazienza, ma questa raccomandata deve partire oggi"
"Eh ma ho il corso per la sicurezza..."
"Ma non è oggi pomeriggio il corso?"
"Sìsì, ma tu NON-HAI-IDEA di come sono messo stamattina! Vorrà dire che non potrò partecipare al corso nel pomeriggio... *SOSPIRO*"
"Vabbè Guendalino, vedi tu. Sta di fatto che questa lettera deve essere spedita".
*ALTRO SOSPIRO PER NIENTE SCENOGRAFICO*
Ovviamente in questo momento è nella stanza accanto che partecipa al corso.

giovedì 27 settembre 2012

La casa che rende folli

Non so se avete presente Asterix e Obelix, nel cartoon "Le dodici fatiche", quando devono entrare in quello che è un edificio pubblico e farsi rilasciare il lasciapassare B38.
A me quella scena viene in mente ogni volta che per qualche motivo devo avere a che fare con un ufficio pubblico, per quanto, devo ammettere, a Milano le cose vanno piuttosto bene.

Ieri mattina io e Lordbug siamo andati ad iscriverci al Registro delle Unioni Civili, in Comune. Cosa comporta tutto ciò? Non molto più che stare sullo stesso stato di famiglia, in realtà. Ma dal momento che l'avvento di Babybug ci ha fatto divergere non poco sul discorso "matrimonio", questo è il massimo di cui ora come ora posso disporre.
D'altronde, di solito la gente quando aspetta un figlio è già sposata. Noi invece pensavamo al matrimonio, poi è apparso il pupo e il matrimonio è andato a ramengo. Mi sa che siamo strani.
"Non voglio sposarti col pancione, fa troppo matrimonio riparatore"
"Eh beh, invece se mi sposi con il pupo in braccio non è più riparatore. NONO".
Poi manco vogliamo sposarci in chiesa, quindi la storia del matrimonio riparatore mi è proprio rimasta lì per traverso. Vabbè.

Dicevo, siamo andati in comune. Ovviamente su appuntamento.
"Va bene martedì 25 alle 12.02?"
"Ehm... Qualcosa di un po' più comodo per due che lavorano? Tipo mattina presto?"
"Va bene martedì 25 alle 10.34?"
"Senta, il primo appuntamento della mattina quando si può avere?"
"Il 26 alle 9."
"Ecco grazie"
"Stanza 231, secondo piano".

Ok. Arriviamo. Secondo piano. Appena fuori dall'ascensore ci troviamo davanti la stanza 201 e la 276. I cartelli recitano: corridoio a sinistra stanze 254-278, corridoio a destra stanze 212-219 e 240-253.
Naturalmente tutto il piano deserto e immerso nel silenzio, d'altronde non erano nemmeno le 9. Ci avviamo per il corridoio destro, passiamo davanti agli uffici dei servizi funebri, coerentemente corredati di scrivania con sopra un mesto vasetto in vetro con fiori finti, e poi scorgiamo in lontananza la famosa stanza 231. Proprio tra la 219 e la 240. Giusto.
Ci sediamo e dopo qualche minuto di attesa si apre la porta, compare un tizio che sbircia fuori, richiude e riassume ai colleghi "Sono arrivati. Tocca lavorare". La porta era di carta velina, si sentiva tutto.
Vabbè, passa qualche istante ed il medesimo tizio esce, saluta e si avvia per il corridoio (della serie "tocca lavorare, ma a voi! Io mi sposto"), poi compare il nostro incaricato.
Per usare un francesismo, con un occhio che manda a dar via il culo quell'altro. Per i non francesi trattasi di locuzione indicante una pesante forma di strabismo.
In ogni caso personcina molto ammodo, gentile, e molto carino anche l'ufficio, per nulla squallido.

Durata complessiva dell'operazione, minuti 4.
Siamo ufficialmente famiglia anagrafica iscritta al Registro delle Unioni Civili.
Chissà se almeno qualche coppia gay ci ha preceduti o ci seguirà...

lunedì 24 settembre 2012

Chi non caga in compagnia o è un ladro o è una spia

BabyBarilla sta imparando ad usare il vasino. E noi siamo tutti veramente molto molto lieti di questo fatto. Davvero eh! Un grande passo per l'umanità.

Voi giustamente direte "ma a me che stracacchio me ne frega?"
Volgari.

Ve ne frega perchè dovete sapere che sabato sera, durante la visita periodica della famiglia Bugs a casa Barilla, abbiamo avuto il piacere di presenziare ad ogni singolo attimo della faccenda, prima, durante e dopo cena.
Che culo eh.
Non perchè siamo dei guardoni di bambini sul vasino, nè tantomeno perchè stiamo cercando di imparare la tecnica, che io e Lordbug il vasino lo abbiamo già abbandonato da tempo, e siamo pure ben consapevoli che prima di un paio d'anni abbondanti il problema per noi non si porrà... Bensì perchè in casa Barilla il vasino sta in soggiorno/sala da pranzo.
Eggià.

Scommetto che voi pensavate che che il vasino si tenesse in bagno.
Retrogradi.
La nuova frontiera della defecazione, è pubblica.
Cagare in soggiorno è fèscion!
Il vasino sta in soggiorno e se scappa la pipì, o anche altro, che importa che gli ospiti siano nel bel mezzo della cena?! La creatura non deve assolutamente sentirsi inibita nelle sue deiezioni! Ma scherziamo? Che poi mi cresce stitica e con i complessi!
Anzi, gli ospiti sono pregati di partecipare festosamente all'evento, elargendo numerosi e possibilmente convincenti e partecipati complimenti sulla faccenda.

Io non pensavo di essere una bacchettona, ma data la naturalezza del loro impostare la faccenda in questo modo ho iniziato a ricredermi. Se bacchettona = non far pisciare il pupo in soggiorno, bacchettona BELLO. IO BACCHETTONA.

Il bello è che poi ci riempiono di libri di psicopedagogia infantile dai nomi come "Educare senza traumi", "Il manuale del perfetto padre", "Le mamme hanno sempre ragione"... Tutto meraviglioso. Io qualcosa ho letto eh, tanto impreparata lo sarò comunque, ma almeno inizio a farmi una vaga idea di quello che mi aspetta. Al momento ho sposato la filosofia di TataLucia e di una sua collega inglese che più o meno segue la stessa impostazione. Anche se, a dire di Mr. Barilla, Tata Lucia è "un po' troppo rigidina". In effetti non mi risulta che lasci cagare i bambini in soggiorno, una vera SS, ma forse non sono ancora arrivata al capitolo giusto.

venerdì 21 settembre 2012

Altro che Grey's Anatomy...

Da quando Babybug è comparso nella mia vita, sotto forma di lineetta rosa sul test, il medico di base è diventato uno dei miei migliori amici: diciamo che ultimamente vedo di più lui di RdN, la quale per inciso si è fidanzata e ormai snobba me, Lordbug e il suo blog peggio che se facessimo Barilla di cognome. Tiè.
Il problema è che il mio medico di base è un mentecatto (Ve l'ho detto che "mentecatto" è la mia nuova parola preferita? Quella di prima era "plumbeo").
E' vero che le serie televisive ci hanno abituato bene eh, tra il Dott. Ross (Ve lo ricordate il giovane Clooney a E.R.?) e i più recenti Stranamore e Sloan, uno ormai pensa di andare dal medico e trovarsi circondato di fighi, però vi assicuro che qui non ci avviciniamo nemmeno.
Chiamiamolo Dott. Magoo. Io sono alta 1.60 e quando lo guardo, guardo verso il basso. Mezza età, stempiatino, occhialuto. E vabbè, non è che debba essere per forza un adone, l'importante è che sia bravo!

Lo chiamo esclusivamente per farmi fare le impegnative per visite o esami del sangue, oppure ovviamente se un giorno non sto bene e mi serve il certificato per l'ufficio; lui fa i tipici orari da medico dell'asl: il lunedì c'è dalle 15.35 alle 16.08, il martedì dalle 16.26 alle 17.19, il mercoledì dalle 11.14 alle 12.22, etc. Quando non c'è, risponde la segreteria telefonica, incisa con la sua bella vocetta, che fa tutto l'elenco di questi improbabili orari.

A seguito di enne chiamate in orari sbagliati, e conseguenti cazziatoni telefonici, ho compreso quanto segue:

- se mi serve un certificato devo stare bene attenta a chiamarlo quando NON c'è, sì esatto, avete letto bene: quando NON c'è, e lasciargli un messaggio in segreteria scandendo bene le parole per spiegare cosa mi serve. Quando lo faccio sembro al telefono con la linea diretta del Cottolengo, e se c'è qualcuno vicino è perennemente in dubbio se sbottare a ridere o farmi ricoverare per una forma precoce di rincoglionimento. Comunque in questo caso le impegnative si possono ritirare nel suo studio il giorno successivo, durante gli improbabili orari di visita suddetti, sperando che le abbia scritte giuste.

- se invece non sto bene e mi serve il certificato per l'ufficio, devo chiamarlo quando c'è, quindi in quelle fasce orarie lì. L'ultima volta che ho avuto bisogno l'ho chiamato, non c'era, ho lasciato un messaggio in segreteria: "BUONGIORNO DOTT. MAGOO, SONO LADYBUG! NON STO BENE E HO BISOGNO IL CERTIFICATO PER L'UFFICIO, LA RICHIAMO NEL POMERIGGIO DURANTE L'ORARIO DI VISITA!".
Arriva l'orario di visita, lo richiamo: il telefono è occupato. Ma occupato-staccato, non occupato occupato.
Riprovo. Riprovo. Riprovo. Riprovo.
Finisce l'orario di visita.
Sospiro.
Suona il telefono.
"Pronto?"
"Signora sono Magoo! Ho ricevuto il suo messaggio! Ma non mi doveva richiamare durante l'orario di visita?!"
"Eh sì dottore, infatti! Ma era sempre occupato!"
"Beh certo, perchè io mentre visito stacco il telefono. Così non vengo disturbato"
"EEEEEEEEEEH Certo! Ha proprio ragione dottore!!!".

No, ditemi voi cosa gli avrei dovuto dire.

mercoledì 19 settembre 2012

MobyDick-Madre degenere!





Babybug cresce, si è girato, ha panza e testa grandi. A me preoccupa la testa, ma la panza (sua e mia) è quella che ci ha fatto mettere a dieta entrambi.
Non vi dico le facce scandalizzate quando, dall'alto (anzi, dal LARGO) dei miei 7 mesi di gravidanza, pronuncio l'orrida parola "dieta". "Madre degenere, non è ancora nato e tu già lo affami!
Ma non salterai mica i pasti???! Ma mica cercherai di DIMAGRIRE?!"
Allora, chiariamo una cosa: non credo di aver mai saltato un pasto in vita mia, e già facevo fatica a dimagrire prima, figuriamoci adesso, che ho l'agilità e la leggerezza di una Moby Dick spiaggiata che cerca di saltare la corda.
Non vi dico le acrobazie dopo la doccia per asciugarmi i piedi. L'obiettivo è non prendere più peso, non certo perderne... Per quanto, non mi dispiacerebbe calare un kg o due.

Poi ci sono gli immancabili racconti horror sulla gravidanza, anche se devo dire (non me l'aspettavo) arrivano più da fronti maschili che femminili. A parte una signora qualche tempo fa che mi cedette il posto a sedere in tram e poi mi si appollaiò tipo avvoltoio accanto, per raccontarmi che lei partorì 25 anni fa, a luglio, rischiando di morire. Grazie signora.
Ma il migliore è il collega la cui moglie perse il bambino al sesto mese. E quando io tra me e me ho iniziato a tirare un sospiro di sollievo, della serie "Uff... Il sesto mese è andato", adesso ha tirato fuori la lontana conoscente che l'ha perso all'ottavo. "Lei era bella tranquilla una sera fuori con gli amici, e d'un tratto...".
Non c'è pace sotto gli ulivi.

Poi ci sono i consigli non richiesti.
Mio zio (e sottolineo ziO): "Ma il bambino col parto naturale non soffre? Guarda che è meglio il cesareo, altrimenti si traumatizza". Ora, io dico: se si chiama parto "naturale" e se l'umanità è arrivata fino qui grazie a questa modalità di riproduzione, forse avrà un suo senso.
Oppure: "EPIDURALE?! Ma cosa la fai a fare?! Va' che non serve mica!" Beh, io inizio a far la visita con l'anestesista eh, poi vediamo.
O ancora (la cugina Genoveffa, quella che non si sa di cosa campi e che si è sposata di nascosto): "Veramente vuoi rientrare al lavoro il prossimo settembre?! Ma il bambino avrà solo 10 mesi!!! Dovresti stare a casa almeno un paio d'anni!!!" Sì. E poi me lo mantieni tu?

In tutto ciò, indovinate chi si commuove ad ogni tutina che noi compriamo, ma non ha ancora preso nemmeno un paio di calzette simboliche? Ovvio, la Regina Madre. Che in compenso ad ogni complemento di arredo che nominiamo bercia: "IL LETTINO NO EH! PORTA MALE PREPARARLO PRIMA!!!".
Sì nonna.

venerdì 14 settembre 2012

Fifty shades of... Ladybug

Ebbene sì, alla fine ho ceduto: ho accantonato lo snobismo che da sempre mi assale davanti a libri in vetta alle classifiche (di solito se proprio li voglio leggere, lo faccio quando la moda è passata e nessuno li caga più) e mi sono procurata le famose Cinquanta sfumature di Grigio (che poi farebbe riferimento alle presunte sfumature di personalità del protagonista, Mr. Grey).
Allora, le recensioni dicono che ricalca Twilight. Certi lo definiscono addirittura "praticamente identico". Forse Twilight non l'hanno letto.
Fate conto che Bella per riuscire a trombarsi Edward ci mette 4 libri e un matrimonio, mentre qua Anastasia (detta Ana!) nel giro di 30 pagine si trasforma da vergine di ferro a una pantera da materasso.
L'unico punto in comune che hanno ste due è probabilmente nel fatto che cadono da ferme e inciampano da sedute.

Punti in comune tra Edward Cullen e Mr. Grey io sinceramente ne devo ancora trovare: abbiamo un vampiro adolescente da una parte e un capitano d'industria dall'altra. Ok, a quanto pare bellissimi tutti e due. E di sicuro entrambi qualche turba psichica ce l'hanno, ma almeno Edward ha la scusa di essere morto da adolescente. Mr. Grey oltre ad essere bellissimo, ricchissimo, intelligentissimo, e ovviamente superdotato, è anche più fissato col cibo di una nonna italiana ansiosa: "Hai mangiato oggi?! Devi mangiare! MANGIAMANGIAMANGIA!!!".

Anastasia per parte sua è scema fino all'osso: non sta in piedi, non si sa pettinare, non si sa vestire, non sa manco accendere un pc. Spessore del personaggio: lo stesso di un foglio di carta velina. Ok, Bella Swan non è molto meglio, lo ammetto. Soprattutto nella versione cinematografica in cui non ci si può nemmeno impegnare a immaginare delle espressioni diverse da quella "mi è morto il gatto dopo lunga agonia".

Eppure, successo strepitoso. Grande romanzo erotico. Grande delirio di pubblico.
Ma dai.
Histoire d'O l'avete letto?

Però, onestamente, devo dire che comunque si lascia leggere. In alcuni punti è anche involontariamente divertente, o almeno, a me ha fatto ridere. Anche se forse non era quella l'idea dell'autrice.

giovedì 6 settembre 2012

Del mio difficile rapporto con le bilance (stavolta da cucina)

A me sembrava un'ideona geniale quella di comprare la bilancia da cucina digitale, infatti quando mia madre stufa marcia della sua vecchia bilancia la sostituì con una nuovissima bilancia digitale, anche io colsi l'occasione per defenestrare la vecchia bilancia con l'ago di Lordbug per seguirla in questa nuova avventura.

Voi non fatelo.

Ho iniziato a rimpiangerla, non quella di Lordbug che era una ciofeca, parlo in generale della bilancia con l'ago... Dicevo, ho iniziato a rimpiangerla quando mi sono trovata con l'impasto posizionato lì sopra, e mentre facevo le altre 850 cose che si fanno mentre si cucina, lei si è spenta.
Voi direte "Beh, la riaccendi, no?"
Sì certo, la riaccendo, ma lei a quel punto mi pesa anche il suo contenitore, mica me lo distingue più dal contenuto.

E questa cosa è successa un po' di volte... Ma io imperterrita no: "Bilancia digitale BELLO!".

Poi siamo stati via tre settimane quest'estate, e al ritorno, densi di succulenti pomodorini pugliesi, Lordbug mi dice che non può fare la focaccia perchè la bilancia si è scaricata.
MA SCHERZIAMO?!
Posso tollerare tutto, ma non che una bilancia si metta tra me e la focaccia pugliese di Lordbug.
Oltretutto la pila è una di quelle piatte e stronze che si trovano solo nei negozi specifici di pile piatte e stronze, non certo al supermercato. E notoriamente i negozi di pile piatte e stronze sono chiusi fino a settembre inoltrato. E vicino a casa non ne abbiamo.

A questo punto, anche se apparentemente non c'entra una mazza, dovete sapere che io e Lordbug abbiamo riempito i pensili della cucina di scatole di latta di design, tipo quella che ho messo come immagine. La stessa casa, ho scoperto, fa anche le bilance da cucina che costano la bellezza di quasi 30 Euro... E io mi son sempre detta "Diamine! 30 euro per una bilancia da cucina?! Ma scherziamo?! Va bene che è superfiga, però non esageriamo".
Poi è successa tutta la vicenda della bilancia digitale, ed io disperata sono andata al supermercato in cerca di una spuzzolosa bilancia con l'ago-per-le-emergenze. La trovo. Bianca, anonima e piccolina.
33 Euro. Dico: TRENTATRE' EURO.
L'ho mollata lì e sono corsa a ordinare su internet quella superfiga di design. che ne costa 29,50.

Poi ci sono 15 Euro di spese di spedizione, che me la mandano da Casa-Di-Dio.
Però fanculo.
Almeno è bella.

martedì 4 settembre 2012

Del giorno in cui diventai bigotta

Cioè ieri.
Mi succede questo: salgo sul tram che da piazza Duomo mi porta a casa. Insieme a me, quindi in pieno centro o poco dopo, salgono due giovini virgulti adolescenti... Avranno avuto sì e no 18 anni lui e 16 lei.
Lui abbigliato in tuta blu e maglietta bianca, calzino di spugna e scarpa da ginnastica. Gioia mia, che ci fai in centro vestito così? O vai a correre al parco sotto casa, o vai in palestra. In centro no.
Lei, magra che le si contavano le costole attraverso la maglietta, quindi magra e pure vestita super aderente, indossava una canottiera bianca con reggiseno di pizzo sotto (la canottiera oltre che aderente e bianca era quasi trasparente), un paio di fuseaux (lo so, ora si chiamano leggins, ma erano BLU ELETTRICO... Facevano troppo anni '80) superaderenti, una maxi cintura bianca ricoperta di strass e per finire un paio di stivali scamosciati bianchi e marroni, che non c'entravano una mazza con il resto.

Devo sottolineare che il tram in questione collega il centro di Milano a Rozzano. E con questo penso di aver detto il necessario sulla provenienza dei due in questione. Se non siete soddisfatti dalla spiegazione, sappiate che Rozzano è l'hinterland quello brutto. Ma brutto brutto brutto. Dove i ragazzi sono tamarri, ma tamarritamarritamarri.

Beh, insomma, ste due meraviglie salgono a bordo, si siedono in fondo al tram, quindi esattamente di fronte a me, e lei inizia a strusciarsi su di lui, esibendo delle pose che avrebbero fatto arrossire pure Moana.
Lui seduto immobile, pure con un'espressione un po' fessa. Partecipazione fisico-emotiva alla faccenda zero.
Per un attimo ho provato anche pena per lei, che si dava tutto sto da fare e non riusciva ad estrargli più di 1 centimetro di lingua.
Poi mi sono messa a leggere.
E poi  sono precipitata nella funesta prospettiva di "madre di uno dei due". Ho potuto immaginare solo una cosa peggiore di avere lui per figlio: avere lei.

MIODDIO.
Diventerò una Madre Italiana Media, lo inseguirò con la maglia di lana anche a 35 anni, e vedrò come zoccolacce di strada tutte le ragazze che mai mi presenterà. Anche quelle di CL con la gonna sotto il ginocchio. SOPRATTUTTO loro!
E non è manco nato, ancora.
Mi si prospettano giorni bui...
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