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mercoledì 29 febbraio 2012

29 febbraio

Non so bene quale sarà l'argomento, ma un post datato 29 febbraio lo volevo proprio fare... Che tra 4 anni chissà se sarò ancora qui a scrivere. Per esempio, 4 anni fa ero... Ero... Mmmmmmh. Era un venerdì (ho controllato eh, non è che me lo ricordo). Probabilmente sarò stata a lezione nel pomeriggio e poi chissà. Certamente non immaginavo dove sarei stata il 29 febbraio successivo. Se mi avessero detto "Tra quattro anni avrai mandato a stendere la tua migliore amica da 3, il Condiviso da 2, lavorerai alla Forrester e poi andrai ad una lezione di aerobica in una esclusiva palestra milanese" avrei pensato che sbagliassero persona. Oppure che fossero pesantemente drogati. Almeno rispetto alle ultime due opzioni.
Eppure una volta arrivata a questo punto mi sembra di aver fatto un percorso del tutto naturale. Vabbè, più o meno dai.
E voi dove eravate quattro anni fa? E dove sarete tra altri quattro anni?

Concludo con una breve parentesi sulla Regina Madre, che ieri era in gramaglie per via della nottataccia con la cena sullo stomaco.
"Beh ma scusa, cos'hai mangiato per stare così male??"
"Ma niente, mi son fatta un the..."
"Mh. E poi?"
"..."
"Allora, avrai mangiato qualcosa di solido con il the!"
"Ho finito le chiacchiere"
"..."

Un vassoio INTERO di chiacchiere FRITTE, insieme ad una tazza di the, per cena.
A me viene la nausea solo al pensiero, non so a voi...

lunedì 27 febbraio 2012

Maid of dis-honor

Potrei parlarvi di questa botta di tepore primaverile, oppure della settimana della moda che, ringraziando il cielo, volge al termine... Oppure del film che ho visto l'altra sera ("Se mi lasci ti cancello", barbara traduzione di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind"). Ma no, nulla di tuttociò. Perchè voglio parlarvi di ciò che veramente ha segnato il mio appena trascorso fine settimana in modo davvero profondo.
Parlo della nuova trasmissione di Real Time: Abito da damigella cercasi. Che sarà a sua volta la barbara traduzione di "We know what we are, but not what we may be".
Non lo so eh, ipotizzo.
Comunque lasciatemi dire che quella di avere delle damigelle alle nozze è un'usanza barbara, che ritengo si perpetui nei secoli oltreoceano per questioni di vendetta: tu mi nomini tua damigella, io per fartela pagare ti ci nomino a mia volta appena trovo un malcapitato che mi sposi, e così via generazione dopo generazione.

Comunque la trasmissione funziona così: la sposa si reca in questo atelier con TUTTE le sue damigelle (da un minimo di 4 ad un massimo di 15, dico QUINDICI!!!): la missione è scegliere un vestito che vada bene per tutte e che piaccia alla sposa.
Vi rendete conto anche da soli che è una cosa impossibile.
E' impossibile che lo stesso vestito (modello e colore) stia bene a 10 donne diverse. Che poi queste 10 donne si trovino d'accordo sul vestito medesimo è semplicemente un'utopia. E' già un successo se non finisce a botte.
Ma la cosa che mi ha stupito di più è che ogni damigella deve comprarsi il vestito. Ecco onestamente puoi anche essere la mia migliore amica, ma se mi fai tirar fuori 300 $ per un vestito rosa confetto che mi fa sembrare la versione psichedelica di Moby Dick durante un tentativo di cattura da parte di Achab, e me lo fai pure tenere su tutta la giornata del tuo matrimonio, foto comprese... Beh, oserei dire che la nostra amicizia non gode gran buona salute.
Ho rotto amicizie decennali per molto meno.
O forse mi detesti, e questo è il tuo modo di dimostrarlo. Allora hai ragione: è il modo giusto.
Non vi dico cos'è successo quando una delle damigelle ha provato a ribellarsi "Maid of DIS-honor, shame on her". Gliene han dette di tutti i colori. Solo io dal mio divano facevo il tifo per lei.

Ma la migliore è stata la titolare del negozio: "Io le damigelle le detesto".

Come se Buddy Valastro dichiarasse che odia il cioccolato plastico, o Gordon Ramsey che il cibo gli ha sempre fatto schifo e fosse per lui camperebbe di toast.

mercoledì 22 febbraio 2012

F&F Forrester and Fitness

Alla Forrester da circa una settimana è arrivata una nuova ragazza, si occupa di archiviazione ottica, e sta nell'ufficio IT. Ed è strana.
Io i primi giorni sostenevo che fosse timidezza la sua, come è normale quando si arriva in un posto nuovo, pieno di gente sconosciuta... La mia collega invece l'aveva definita subito "strana", e alla fine sono stata costretta ad adeguarmi.
Ieri, pausa pranzo, macchinetta del caffè e chiacchiere da macchinetta del caffè: si parla di peso. Dico che è un mese che vado in palestra e sono ingrassata 1,5 kg (argh!). Mi risponde, serissima: "Eh ma tu mangi". Eh sì, mangio. Sono una brutta persona, lo so. Ma me lo dice una tutt'altro che secca, con una specie di sottoveste color bronzo, con l'orlo di pizzo, portata sopra a leggings neri e che esce da un maglione dolcevita nero. Macchiata. Mah.
Ieri poi ci raccontava che lei ha vissuto 4 anni in Florida, ospite di un cugino chirurgo plastico. Oggi, pranzavamo tutti insieme, ha passato tutto il tempo della masticazione a dirmi che si sentiva in colpa per via del panino troppo calorico che aveva preso (addirittura con il petto di pollo!), e poi mi fa: "Scusa, hai un A@à°*§°kin in più?"
"Come scusa?!"
"NAPKIN! Un tovagliolo!"
"-.-'"
Quindi niente. Mi tocca concordare sul fatto che sia strana.

Poi, già che sto, vi racconto anche della lezione in palestra di venerdì. Quella a cui sono andata nonostante il megaraffreddore. Quella che pare tenuta dal Sergente Hartman di Full Metal Jacket, laddove io ovviamente sono "Palla di lardo". Questo matto invasato mette la musica a palla, roba che al confronto l'Alcatraz (la nota discoteca milanese, non il carcere di massima sicurezza) pare una sala da the, e dunque è poi costretto ad urlare come un pazzo per farsi sentire da noi:
ANCORA OTTO!
OTTO, OTTO, SETTE, SETTE...
Brutto bastardo, guarda che lo so benissimo che così sono sedici. Stronzo maledetto
ALLORA CE LI AVETE GLI ADDOMINALI???!!!
Se mi chiede se i miei genitori hanno anche figli normali giuro che mi alzo e me ne vado
NO CHE NON LI AVETE! (E qui ride da solo. Se non son matti...)

Il bello poi è quando ti passa vicino, per correggere la posizione, e per farsi sentire da tutti ulula
ANCORA!
E tu come minimo sobbalzi per lo spavento.
Insomma, quando esci di lì hai le gambe a pezzi, sei sordo per almeno 2 ore, e vuoi fortissimamente la mamma.
Anche se pesi 90kg e ti chiami Armando.

domenica 19 febbraio 2012

Mal di pancia e barba nera

L'altra sera la Regina Madre stava poco bene, dunque ha deciso di sostituire la gustosissima pastina in brodo di cui vi parlavo qui e che è uno dei suoi cavalli di battaglia indiscussi, con un semplice riso bollito.
"Ma ci vuoi insieme un po' di sugo?"
"Assolutamente no! STO MALISSIMO! Ci metto solo un cucchiaio di parmigiano e basta!"
Oh cacchio, pensa mia madre, deve stare proprio male...
Finiscono di cenare, mia madre si allontana per qualche minuto dalla cucina, torna, e la trova immersa fino ai gomiti nel barattolo della nutella.
"Ma scusa, non stavi MALISSIMO?!"
"Beh, cosa c'entra... E poi non è mica cioccolato!!!".

Poi ovviamente ha guardato SanRemo. Che non le è piaciuto per niente: volgare: "Questo linguaggio scurrile mi mette fuori posto l'intestino."
Mal vestiti e mal pettinati (riferita al direttore d'orchestra di Noemi): "Se quello lì dirige come si pettina, siamo a posto".

Ma il meglio è stato ieri sera, quando mi ha telefonato apposta per commentare questo vestito:


DRIIIIN DRIIIIN
"Pronto?"
"Ladybug, sono la nonna..."
e qui il tono di voce è tale, vibrato e un po' piagnucoloso, da lasciar presagire come minimo un disastro nucleare imminente di cui siamo le uniche superstiti, e lei mi chiama per comunicarmelo
"Ciao Nonna, tutto bene?"
rispondo impanicata e preoccupatissima
"Stai guardando Sanremo?"
Ah ok, siamo salvi. Niente disastro nucleare per il momento.
"Veramente no..."
"Beh, se giri un attimo mi dici cosa ne pensi di quel vestito"
CLICK
"Oh che brutto!"
"Vero?! Poi così scurito proprio nel PUNTO CRUCIALE! Pare che abbia una barba nera da far spavento lì sotto!"
"Eh sì, veramente orrido"
"Ma dovevano scurire la gonna! Coprire le gambe! Lasciandolo così non ti sembra che abbia la BARBA NERA?!"
(mi stavo cappottando dal ridere)
"Sì nonna, è proprio vero. E' orrendo"
"E poi quella BARBA NERA!!!"
"Eh sì, ho capito..."
"Che scandalo. Ciao eh"
"Ciao nonna".

martedì 14 febbraio 2012

Strappona's party

Lordbug ha una cara amica, nonchè ex collega, all'incirca sua coetanea, che domenica ha compiuto gli anni. E fin qui tutto ok.
Ha passato i 35. E fin qui tutto ok.
Ha deciso di festeggiare in discoteca.
E ho finito gli ok.

Io la discoteca l'ho amata solo sporadicamente e per brevi attimi, diciamo tra i 18 anni e i 18 anni e 6 mesi. Ovvero il tempo di andarci qualche volta e decidere che non faceva per me. Poi ovviamente mi è capitato altre volte di andarci, ma sempre trascinata a forza dall'amica di turno oppure per la festa di compleanno del TizioCaio del gruppo in questione.
I motivi di questa scarsa sopportazione sono presto detti, e molto simili a quelli che mi fanno detestare i festoni di capodanno: prendo la metropolitana tutte le mattine, dunque sono già a posto con i bagni di folla, i luoghi chiusi e lo spazio vitale ridotto al minimo. Come accennavo altrove non sono a mio agio con le attività che richiedono quel minimo di coordinamento psicomotorio. Ovvero non ballo. E se lo faccio sono goffa ed impacciata. Fuori luogo come una barca a vela in mezzo ad un bosco (per usare un modo di dire che ho sentito qualche giorno fa non so più dove).
Da qualche anno non bevo più superalcolici, perchè mi fanno stare malissimo, e non ho mai fatto uso di droghe pesanti. Quindi niente "strafatta che balla in mezzo alla pista per ore". Dunque, posto che gestire un minimo di conversazione a gesti è impossibile, mi annoio a morte. E in più sono infastidita dalla ressa. E mi tocca anche pagare per sta rottura di palle.
E ho sonno.

Insomma, io pensavo che superati gli anni dell'università di compleanni in disco non me ne sarebbero più toccati. E invece.
Ecco che la suddetta strappona* festeggia gli anni dei datteri, in discoteca. Con cena. In discoteca. Vi dico solo che il tavolo accanto al nostro festeggiava un diciottesimo. Noi il doppio. Cioè, la nostra festeggiata era maggiorenne quando il loro nasceva. Poteva essere suo figlio.
Sono stata pervasa da una tristezza infinita.
In più Lordbug è a dieta ferrea, e quindi metà del menu non poteva nemmeno guardarlo... Anche se l'unico vero momento di cedimento l'ho visto nei suoi occhi quando mi sono risolutamente frapposta tra lui e un negroni sbagliato. Al che ha sussurrato vabbè, allora un prosecchino...


*Mia personalissima definizione di Strappona: sesso femminile, over 35, single o separata, di solito senza figli oppure con figli grandi, che si finge ventenne. Nei casi più estremi manifesta questa ansia da ringiovanimento accompagnandosi con uomini della metà dei suoi anni. Spesso scade nella volgarità, sia di atteggiamento che di mise. Anche se non è questo il nostro caso (per il momento). In caso di strappone alla lettura sono tranquilla, poichè solitamente carenti di senso autocritico, quindi leggeranno e diranno "ma non parla mica di me!". Ok, tutto apposto.

giovedì 9 febbraio 2012

Di privilegi e Pimpirilli

Visto che sono una privilegiata, perchè a 31 anni, in Italia, un contratto a tempo indeterminato è un privilegio, penso che sia opportuno iniziare a pensare a quando NON andrò in pensione. Posto che mi sembra una roba talmente lontana che non lo so mica se ci arrivo io a quei MILLEMILA anni che bisogna compiere per poter smettere di lavorare... Ma vabbè, non volevo finire a parlare delle mie certezze di prematura scomparsa. Volevo dire che comunque vada mi pare il caso di sottoscrivere un piano pensionistico complementare.
Solo che non ci capisco una beneamata.

L'altro giorno mi chiama il Dott. Pimpirillo (nome d'arte, ovvio) della Grande Compagnia Assicurativa, per dirmi che l'università ha venduto il mio numero di telefono per quattro soldi  ha fornito il mio contatto e loro, grandi paladini del mio futuro incerto, hanno preparato delle ipotesi di piano pensionistico per gli sfigati come me me e i miei coetanei, che se smetteranno di lavorare finiranno sotto i ponti.
Ok, mi son detta, vado a sentire che mi propone... Almeno inizio ad informarmi sulle varie possibilità.

Arrivo alla sede della Grande Compagnia Assicurativa, in pieno centro ovviamente, chiedo del Dott. Pimpirillo e vengo fatta accomodare in una specie di sgabuzzino scrostato. Una sorta di saletta delle torture. Mi guardo intorno, e penso "iniziamo bene", quando il Pimpirillo mi si materializza davanti.

Uno squinzietto più giovane di me.
Lo so. Mi ci devo abituare ad avere a che fare con gente più giovane di me in ruoli più o meno di responsabilità. No, non mi devo sentire una fallita. E no, non devo pensare automaticamente che siano degli squinzietti incompetenti.

Dicevo, arriva lo squinzietto e al grido di "Io li tratto bene i miei futuri clientih!" mi accomoda nella Grande Stanza Marmorea.
Mhm.
Per farla breve, mi ha proposto una roba che pare anche interessante. Piccolo particolare: per come la mette giù lui pare che la Grande Compagnia Assicurativa sia tanto buona e generosa e pensi con viva preoccupazione al mio futuro. A-ha.
Non mi convince.
Quindi prossima settimana Lordbug andrà in missione a capire bene la faccenda, e nel frattempo ci informiamo anche su qualche alternativa per capire meglio di che si parla.
Vai Lordbug, sbrana lo squinzietto!!!

Voi? Avete fatto qualcosa del genere? Avete una cultura in merito? Se sapete qualcosa parlate!

Ps. La Regina Madre è in formissima: stamattina ha chiuso sul terrazzo (Milano, ore 10.00, 0 gradi) la donna delle pulizie e poi si è ritirata a far le sue abluzioni in bagno. Se non fosse stata in casa mia madre, probabilmente sta povera donna sarebbe stata raccattata nel pomeriggio dal furgone della Bofrost. Ma soprattutto ha poi negato risolutamente di aver mai fatto nulla del genere. Il fatto è che una volta lo fece anche a me e Topo Gigio. Ma questa è un'altra storia...

martedì 7 febbraio 2012

La Regina Madre e il mal d'Africa

Al telefono con una conoscente di vecchia data, la Regina Madre commenta il rigido clima di questi giorni:
"Ah ma questo freddo non è normale... Vedrai, nevicherà anche in Africa. Te lo dico io. E sarebbe ora, almeno muoiono un po' anche là!".

Amen.

lunedì 6 febbraio 2012

Stronza per autodifesa - I wanna be!

Questo non è un "buon proposito" e non è nemmeno per il solo 2012. Si tratta di un cattivo proposito a valere per il resto della mia vita: voglio diventare stronza.
Sono stufa di rimanere inebetita davanti alle cattiverie altrui, perchè dovrei esserci abituata, e invece rimango sempre lì inebetita, e non rispondo mai come dovrei perchè rimango talmente spiazzata che mi mancano le parole, e poi mi vengono in mente dopo, quando l'origine della mia ira è ormai altrove. E mi incazzo il quadruplo. E mi si dilata il fegato in modo sconsiderato. Tipo il fegato di Hulk. Verde.

Sono una che ha l'incazzatura ritardata. Una cosa veramente terribile. Tipo che se uno mi tratta male alle 10 del mattino io poi passo una serata d'inferno.
Voglio una reazione immediata. Vorrei che il mio cervello partisse all'attacco prima di pensare. Vorrei per una volta stupirmi di me stessa e sentirmi pronunciare delle cose terribili alla volta di chi fa lo stronzo. Voglio diventare almeno una stronza per autodifesa, se non per attacco.

E poi ne ho veramente piene le palle dei "Eh sì, si è comportato male... Ma cosa vuoi, ha avuto una vita difficile. Ha un sacco di problemi di salute/la moglie l'ha lasciato in mutande/è rimasto orfano da piccolo/soffre molto".
E STI CAZZI?
Basta con sta storia che siccome uno è sfortunello allora va perdonato quando si permette di ferire e di essere maleducato. A me sta storia della vita difficile mi va proprio stretta. Diciamo basta agli stronzi con la vita difficile. Sono stronzi e basta. E noi dobbiamo esserlo dippiù.
C'è un corso? Sono disposta a frequentarne uno.

Ciò detto, vorrei aprire una breve parentesi palestrale, e lanciare un appello a quelle squinziette petulanti che ci vanno solo per cinguettare alla volta dell'istruttore: siete delle sfigate. Smettetela.
Ma come vi viene di venire in palestra col tanga?! Guardate che nel 90% dei casi è meglio una mutanda contenitiva! E poi il tanga è SCOMODO. Fare yoga col tanga è una cosa che manco nei gulag erano riusciti a concepire. E voi lo fate per far le fighe con l'istruttore. Cioè dico, l'istruttore! Che ok, ha il fisico... Ma è alto 1.20 in punta di piedi e non becca un congiuntivo manco per sbaglio. Non c'è un istruttore alto in tutta la palestra (lo so che il congiuntivo non è l'elemento di maggior interesse in palestra, ma che ci volete fare... Sono una romantica). A me viene il sospetto che siano diventati istruttori per compensare altre deficienze fisiche... E poi grazie a ste squinziette il loro ego ha preso le dimensioni di quello di Schettino. Gli specchi nelle sale dei corsi li hanno messi per permettere loro di ammirarsi, mica per permettere a noi di correggere le posture.
Fortuna che in palestra non ci sono navi.

mercoledì 1 febbraio 2012

Uè figa, nevica!

A Milano, all'incirca una volta all'anno, nevica.
Spesso si tratta solo di qualche centimetro, più raramente di qualche decina di centimetri.

Questa doverosa premessa meteo per dire che sotto la neve i milanesi danno il meglio di sè, riesumando delle calzature a dir poco improbabili. I pessimisti vanno direttamente di moon boot, e io mi chiedo cosa indosserebbero se cadessero 4 metri di neve. Penso che non uscirebbero manco di casa. Mentre gli ottimisti preseverano col mocassino, scivolano e slittano che è una meraviglia.
Quelli che vanno per la maggiore sono, invece, gli scarponcini da montagna. A Milano. In colori sobri come l'arancione fluo o l'azzurro evidenziatore. Le più fèscion si portano le decoltè di ricambio da indossare in ufficio, anche perchè probabilmente si vergognano di andare in riunione con quei cosi ai piedi. E fanno anche bene.
Io ovviamente non rientro in nessuna di queste categorie.
La città cambia aspetto: cacche di cane e chiuaua col cappottino griffato scompaiono sotto la neve, le guance siliconate diventano rosse sotto l'abbronzatura sintetica, i passi dei pedoni si fanno decisamente più incerti.
Le strade si svuotano: il milanese non mi guida sotto la neve. E se lo fa procede alla stessa velocità di una lumaca a passeggio per vetrine.

I portinai più solerti spargono sale davanti ai portoni: se devi scivolare e romperti l'osso del collo sei pregato di farlo due metri più in là, magari a ridosso del portone della Sciùra Pina, che ci sta anche un po' sulle balle.

Di norma tutto passa nel giro di qualche giorno: le temperature si alzano, oppure piove. Nel primo caso, la neve si scioglie gradualmente, le strade si puliscono velocemente e rimane solo qualche traccia bianca nelle aiuole. Le cacche e i chiuaua griffati tendono a ricomparire.
Una volta un ignoto compagno di università che era stato fuori Milano per qualche giorno, al rientro in città, nel desolante tentativo di attaccare bottone dopo una lezione pomeridiana, constatando la presenza di neve solo nelle aree verdi, mi chiese: "Ma ha nevicato dappertutto o solo nelle aiuole?".

Abbiamo continuato a non conoscerci.

-Ladybug under the snow-
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