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martedì 29 novembre 2011

Le piante di casa Addams

Inutile premettere che in famiglia quella che normalmente uccide le piante, e che probabilmente gode anche nel farlo, è la Regina Madre. Inutile anche dire, tanto lo sapete, che invece a me piacciono e che ne ho la casa, ed il balcone, pieni.
Quello che invece va detto è che sto assistendo ad un lento appassimento delle piante che quest'estate stavano sul balcone e che col freddo ho dovuto portare in casa. Il che mi deprime non poco.

Ibisco: ne ho due. Uno piccolino, che a ottobre stava fiorendo. Aveva proprio i boccioli pronti per aprirsi, tutto rigoglioso e bello come il sole... Appena le previsioni hanno avvertito che le minime sarebbero scese eccessivamente, pensai di fargli cosa gradita portandolo in casa. Ovviamente in posizione luminosa e al riparo sia dal caldo dei caloriferi, sia da eventuali correnti d'aria. Lui per tutta risposta prima mi ha buttato in testa i boccioli, e poi ha iniziato anche a perdere le foglie. Ora è veramente deprimente. Sembra tipo l'ibisco di Morticia.
L'altro se la cava meglio, se non fosse che Ginger ne va letteralmente pazza e quindi glielo devo tenere lontano, altrimenti se lo mastica come un bastoncino di liquirizia. Quindi l'ho preso e me lo sono messo in camera, accanto al comodino. Luogo proibito a Ginger giorno e notte. La lascio entrare in camera solo quei 10 minuti al mattino, prima di alzarci definitivamente dal letto, così lei si lancia sull'ibisco e io per difenderlo mi sveglio completamente.

Il Ficus: anche lui portato in casa all'arrivo del freddo, per tutto ringraziamento sta perdendo tutte le foglie. Pare che abbia preso un colpo di freddo, ed effettivamente (mea culpa) l'avevo messo nei pressi di una finestra. Per farmi perdonare lo sto curando a fiori di bach, gli parlo tutte le sere e ho trasferito anche lui in camera da letto, vicino al comodino di LordBug. Sì, LordBug ha preso con filosofia il fatto di dormire in una serra.

Una pianta semigrassa non meglio identificata. Di quelle che si vedono a tutte le stagioni nei vivai e hanno sempre i fiorellini colorati. La mia no. Sta anche perdendo le foglie. Stronza.

Poi beh, c'è la Curcuma. Lei è normale che in autunno torni ad essere il bulbo che era. Sì, vuole essere un insulto. Era in ampissimo ritardo sulla tabella di marcia delle stagioni, infatti ha pensato di tentare una fioritura ad ottobre, ha messo fuori due bocciolini stitici e niente, adesso sono secchi e ingialliti. Ma l'anno prossimo non mi frega più, la sbatto sul balcone a fine febbraio e poi son cacchi suoi.

E, infine, l'unico più bello e rigoglioso che mai: lo Spathiphyllum (provate a pronunciarlo senza sputare la dentiera, vi sfido), che sarebbe questo qui


Ovviamente non è in fiore, ma è bello verde con tante foglioline nuove. Però, c'è un però, è anche quello che quest'estate è diventato rigoglioso affidato alle cure della Regina Madre mentre eravamo via. Una cosa assolutamente senza precedenti: io gliel'ho consegnato un po' mesto e giallino e lei mi ha restituito un mese dopo una roba che pareva uscita da un vivaio, tanto era lucido e pieno di foglie nuove.
Tanto per dire, l'altra pianta che le avevo affidato è morta, e la regola sarebbe quella. Quindi non so bene come prendere il fatto che lui stia così bene rispetto agli altri, ma direi che non è proprio un complimento al mio - ormai ex - pollice verde.
Merda.

venerdì 25 novembre 2011

Waiting for Christmas

Manca un mese a Natale, e io non vedo l'ora. Vi dico solo che siccome il 7 e l'8 non sarò a Milano, causa visita prenatalizia al fratello emigrato in Svizzera, l'albero lo farò il 3. Di rimandare anche solo di due giorni non se ne parla.
Va detto che in casa sono sempre stata io la scassaballe sulle decorazioni di Natale; mia madre e mio fratello sono sempre stati costretti ad ascoltare canzoncine natalizie e ad addobbare la casa apparentemente controvoglia. "Apparentemente" perchè è ovvio che alla fine gli faccia piacere, ma il brontolio fa parte del gioco delle parti.
Almeno, su di loro sono sicura... La Regina Madre è tutta un'altra storia: al momento degli addobbi si lamenta perchè fa freddo (addobbando il terrazzo, la finestra rimane aperta per un po'), poi a lavori ultimati si lamenta che è troppa roba, poi si lamenta che fanno troppa luce, poi il giorno di Natale si lamenta nell'ordine: della quantità di regali che ci scambiamo (che sono sempre troppi, ovviamente), della carta che si spreca, del suo regalo, che non va mai bene e quindi regolarmente viene restituito al mittente, e poi del pranzo, degli ingredienti, degli eventuali ospiti, e naturalmente del fatto che sicuramente non arriverà al natale dell'anno prossimo.
Comunque.
Forse questa voglia di Natale deriva dal fatto che l'anno scorso l'abbiamo festeggiato a Bari. Con il sole, il mare e 20 gradi. In pratica non era Natale. Natale con più di 5 gradi non è Natale. Non pretendo la neve, ma almeno di mettere guanti e sciarpa sì!

Insomma, con grande gioia di LordBug (potete immaginare), stasera andiamo all'Ikea a prendere l'albero... Che-mica-possiamo-fare-le-cose-all'ultimo-momento. Sperando che vada meglio di quello dell'anno scorso, che ha agonizzato e ci è morto stecchito in soggiorno nel giro di due settimane, sicuramente a causa di un taglio sconsiderato delle radici. Sappiate che se avete comprato una libreria Billy di recente, potreste avere in casa il nostro albero dell'anno scorso.
Comunque dicevo, nel mio brevissimo futuro giro svizzero sicuramente farò un salto ai mercatini di natale a Zurigo, che ho scoperto ospitare il mercatino natalizio più grande d'Europa. Seguirà reportage fotografico... Sappiate che vi tocca.

Baci prenatalizi.

lunedì 21 novembre 2011

La bici è pericolosa!!!

Fin da piccola ho sempre avuto la fortuna di non dover prendere mezzi pubblici per recarmi ai luoghi di studio o lavoro: alle elementari e medie mamma accompagnava me e mio fratello in macchina, e poi proseguiva per il suo ufficio, mentre nel pomeriggio ci recuperava il nonno (il marito della Regina Madre, ve ne parlerò) e ci portava a casa sua, esattamente di fronte alla scuola.
Poi mamma passava a riprenderci e tornavamo a casa in macchina.
Poi sono arrivate le superiori, e lì andavo a piedi.
In 15 minuti.
Poi ci sono stati gli anni dell’università, i migliori per quanto mi riguarda, e ho iniziato a muovermi in bici, oppure in caso di maltempo, a piedi. Sporadicamente in metropolitana. Ma proprio sporadicamente.

La scuola di specializzazione era attaccata all’università, quindi stesso discorso.
Se proprio ero in ritardo prendevo l’autobus, ma proprio eccezionalmente, e comunque mai in orari di punta.

Poi ho iniziato a lavorare. Il mio primo lavoro è stato fuori Milano, in una zona industriale, postaccio depressissimo e irraggiungibile altrimenti che in macchina. Ma ero già automunita e dunque mi spostavo così… Tra l’altro sempre in controtendenza con il grosso del traffico, che al mattino è in entrata in città e di sera in uscita.
Poi sono passata nel posto che ho lasciato ad ottobre, di nuovo in città. Ci andavo o con la cara vecchia bici, oppure in macchina. Niente mezzi pubblici.

Infine sono approdata in Forrester. In pieno centro, un posto dove è assolutamente impossibile ed impensabile parcheggiare, per arrivarci sicuro prendi mille multe al minuto, tra zone a traffico limitato ed ecopass vari, e che è un po’ più lontano da casa del posto precedente, e tra quello e il freddo non mi sono ancora azzardata a tentare la bici. Quindi l’unica via sono i mezzi pubblici.
Argh.
Stavolta mi tocca.

Non solo, non mi basta nemmeno un unico mezzo, ma devo effettuare almeno un cambio: o due metro (se Lordbug mi accompagna alla fermata) oppure un tram e una metro… Per un totale di circa 45 minuti di viaggio.
Visti gli aumenti dei biglietti, appena ho firmato il contratto mi sono fiondata a fare l’abbonamento annuale all’ATM point sotto piazza Duomo.
C’era la coda praticamente fino in superficie.
Alle 11 del mattino.
Ho desistito, me ne sono tornata a casa, e ho fatto tutto online. Pagamento con carta di credito, e la tessera mi è stata recapitata a casa nel giro di 10 giorni. Stupefatta dall’efficienza del servizio.

Arriva il primo giorno di lavoro, vado a prendere il tram. Una scatola di sardine è un posto più profumato, meglio frequentato, e molto più spazioso. Mi pigio a bordo. Mi faccio strada verso l’obliteratrice e mi incaglio tra lo zaino di un bambino e la prominente panza di una signora.
Nel giro di 10 minuti mi suona il telefono: mamma vuol sapere come va.
“Eh mamma, son qui schiacciata come una sardina… Devo inventarmi un mezzo alternativo per arrivare in ufficio, non ce la posso fare. Proverò a rispolverare la bici!”
Mamma non fa in tempo a rispondermi che la signora con la panza prominente interviene: “Eh ma la bicicletta è pericolosa!”
“Grazie signora. Lo so.”
Mamma: “ma con chi parli?”
“No, niente…”

Giustamente le sardine non solo si fanno gli affaracci delle altre sardine presenti (che voglio dire, lo faccio anche io), ma intervengono pure. Una sorta di telefonata di gruppo.
Stessa scena la sera al ritorno: al telefono Lordbug. “Eh, son qui schiacciata come una sardina… Non so, magari proverò a rispolverare la bici!”
Signora accanto a me: “EEEEh, ma Milano non è una città adatta per i ciclisti… E’ pericoloso!”.
Sì.

E comunque c’è della gente strana. Stamattina altro giro, altro tram stracolmo. Ad un certo punto miracolosamente si liberano due posti a sedere. Lì accanto una ragazza stracarica, con borsa, borsone del pc, sciarpa, cappello, guanti e libro, che tenta di leggere con una mano mentre con l’altra si aggrappa per non cadere. La logica vorrebbe che fosse lei a precipitarsi ad occupare il posto vuoto. Invece no. Sta lì, guarda il sedile libero, si volta dall’altra parte e si rimette a leggere. Un ragazzo vicino a lei le fa segno perché vuole raggiungere uno dei due posti. Lei si comprime sul corrimano per farlo passare e rimane in piedi accanto al sedile vuoto riprendendo la lettura. Ora qualcuno deve spiegarmi perché.

Ps. Invece per il trasbordo con dramma sentimentale di ieri vi rimando al blog di Regina delle Nevi, che altrimenti la faccio troppo lunga!

giovedì 17 novembre 2011

Il 7 links project

Rieccomi. Così poi non potete dire che vi trascuro!
Adesso che sono riuscita a ritagliarmi qualche minuto partecipo più che volentieri al gioco nel quale mi ha coinvolto Marianna, di Tuchesaitutto!
Funziona così: possiamo mettere in evidenza 7 vecchi post del nostro blog, che rientrino nelle categorie elencate, dandone ovviamente un minimo di motivazione, e fatto ciò passare la palla ad altri 7 blog. Pronti? Via!

1. Il post il cui successo mi ha stupito: "Impressioni di Topo Gigio". Perchè è stato il primo con così tanti commenti, e mi ha fatto pensare "Oh capperi, ma allora mi leggono volentieri e diventerò una blogger famosissima, una scrittrice affermatissima, bellissima, bravissima etc.etc. No, ma tranquilli, poi mi è passato.

2. Il mio post più popolare: se contiamo i commenti, quello che ne ha avuti di più è "L'anti-Disney Masako" forse perchè le principesse tristi fanno sempre audience. Se parliamo di visualizzazioni, invece, "Cat-Regina Madre-Woman" vince a mani basse. Ma ho il sospetto di aver fortemente deluso qualcuno che ci è capitato per caso cercando qualche foto osè di cat woman. Ops.

3. Il mio post più controverso: oddio, non credo proprio di aver mai scritto cose particolarmente controverse... Al massimo posso essere stata meno politically correct del solito in "Mamme monotematiche", ma tanto mica si era offeso nessuno. Ehm.

4. Il mio post più utile: sicuramente i "Giardinaggio for dummies" e "Giardinaggio for dummies part two". Però poi quest'estate mi è morta quasi tutta l'edera... Quindi decidete con calma se fidarvi o meno!

5. Il post che secondo me non ha avuto l'attenzione che meritava: "E Dio disse Call center". Risale ai primi mesi di vita del blog, ma dava una vaga idea del posto dove ho lavorato nel corso del 2010. E' stato un periodo molto faticoso, ma decisamente costruttivo... Anche perchè è là che ho conosciuto Lordbug!

6. Il mio post più bello: ci ho messo tanto a sceglierlo, ma direi "Se il mondo fosse una pubblicità". Per le emozioni che mi hanno spinto a scriverlo forse.

7. Il post di cui vado più fiera: "Non c'è come attaccare delle mensole per sentirsi indipendenti!!!". Beh, direi che il motivo è facilmente intuibile, che dite? :D

E ora i 7 blog a cui passo la palla:
1. Foglie d'Autunno, di Alice;
2. Mandorle e Cioccolato, di Mandorlamara;
3. Si' fossi ghiaccio vi congelerei, di Regina delle Nevi;
4. The Italian Girlfriend, di Italian Girlfriend;
5. Voodoo Dolly's Secret, di Voodoo_DoLLy; 
7. Mammeamilano, di Giuli (che non so se ne avrà voglia, ma magari così le viene...)

Baci e abbracci a tutti!

Sei un blogger e ti piacciono i gialli e i thriller?

Sì, direi di sì!

Allora sei la persona che stiamo cercando!

Alè!

Vogliamo infatti proporti due straordinari romanzi polizieschi che abbiamo appena pubblicato, La donna in gabbia di Jussi Adler-Olsen e Blacklands di Belinda Bauer.
La donna in gabbia è il primo romanzo del giallista danese più venduto di sempre, autore di una serie da 5 milioni di copie in uscita in 30 paesi, mentre Blacklands è uno dei migliori esordi polizieschi britannici degli ultimi anni, l’unica opera prima capace di vincere il prestigioso Gold Dagger Award dal 1973.
Manderemo l’ebook di uno dei titoli a scelta ai primi 100 blogger che abbiano voglia di leggerli e di recensirli nel proprio blog.
Cosa devi fare per averli? Nulla, o quasi. Basta che dimostri di avere un blog attivo (aperto da almeno un anno e con almeno un post pubblicato a settimana) e ti impegni, appena ricevuto l’ebook a segnalare sul tuo blog che partecipi all’iniziativa, e una volta letto il romanzo a dedicargli un post con il tuo commento o giudizio di lettura.
Ti sembra una proposta allettante? E allora affrettati, prima che le copie vadano esaurite! Scrivici una mail a questo indirizzo, riportando l’url del tuo blog e quale dei due romanzi vorresti ricevere (l’ebook è in formato epub e protetto dai DRM di Adobe).

Ecco, se non si fosse capito partecipo a questa iniziativa. Ieri ho trovato il link sul blog di Margherita Dolcevita e ho deciso di scrivere a quell'indirizzo e di partecipare per Blacklands. Mi ha risposto una ragazza carinissima di nome Martina, con il link e le istruzioni per scaricare e installare l'ebook... Et voilà! Ecco fatto.
Ora procedo alla lettura e poi avrete la recensione.

mercoledì 16 novembre 2011

Di boutique, armadi e cappotti... Ma soprattutto BORSE!

Inutile dire che la mia “piccola cifra semestrale” di bonus per clothing (quella figata di cui vi parlavo che mi permette di andare in negozio e uscire con delle robe meravigliose si chiama così) è stata spesa per una borsa. Una borsa e un cardigan… Ma soprattutto una borsa.
Una.meravigliosa.borsa.di.pelle.scamosciata.grigia.
Vi dico solo che mentre io la arpionavo nelle mie tenere manine, la commessa stava dicendo alla mia collega che, essendo una delle più costose, pur bellissima, non ne avevano venduta manco mezza perché tutte le clienti attendono i saldi.
Tiè.
Non vi dico poi la goduria nell’arrivare alla cassa, presentata dalle colleghe, dare il mio nome e trovarlo evidenziato sull’elenco in possesso della commessa-botulinata, firmare per ricevuta, prendere un enorme sacchettone con su scritto “Forrester” e portarmi via tutto questo bendiddio senza nemmeno estrarre il portafogli. Non so se rendo.
Lunedì arrivo in ufficio tutta fiera con la mia borsa nuova fiammante, un po’ per gusto, un po’ perché con Audrey (la mia collega mi ricorda moltissimo la Hepburn, sia come linea che come modi) e la Responsabile del Personale (qui non ho ancora un soprannome, ma arriverà) avevamo un appuntamento fuori ufficio e quindi la rappresentanza lo richiedeva. Arriviamo in metropolitana, la RP mi guarda anche un po’ schifata e mi dice “Devi assolutamente andare in negozio a prenderti una borsa!” Sottinteso: quella schifezza che ti porti in giro non si può guardare, mica come le nostre. Io non faccio in tempo a formulare una risposta che Audrey le fa notare che quella non solo è una delle nostre, ma anche una delle più care.
“Ops. No, ma che strano, non me la ricordavo… Posso?!” La guarda, la gira e rigira e poi mi dice che non le piacciono le fibbie in metallo. E’ bellissima, ve lo dico io. E ho la netta sensazione che se avesse visto prima il logo la frase sarebbe stata “OOOOH MA CHE MERAVIGLIAH! SEI STATA IN NEGOZIOH!”.
Vabbè.
Altra novità di rilievo della settimana: la Regina Madre ha il raffreddore. Come tutti gli anni dopo aver fatto il vaccino. E come tutti gli anni dice che non le era mai capitato e che non può essere quello, sarà sicuramente una cosa più grave. Ieri sera siamo passati in via del tutto eccezionale in serata infrasettimanale a festeggiare il compleanno della mamma. Io lavorando in città sono arrivata prima. Panico della Regina Madre: “MA LORDBUG NON VIENE???!!!”. “Ma sì, lo sai che lavora fuori e ci mette di più… C’è anche la nebbia.”
“Ah.”
Poi appena ha potuto l’ha preso e si è fatta fare il cambio di stagione dei cappotti.

giovedì 10 novembre 2011

Le tanto attese prime impressioni

La doverosa premessa è che non sono mai stata una modaiola, e probabilmente da qualche parte in questo blog devo pure averlo già detto. Forse insieme al fatto che non tollero le commesse.
Comunque.
Con “modaiola” intendo fashion victim: ovvero quelle che venderebbero la zia e la mamma per avere l’ultimo costosissimo accessorio griffato, pure se è orrido. Quelle che stanno malissimo in viola, ma se è il colore della stagione piuttosto cambiano colore di carnagione per indossarlo, e naturalmente quelle che digiunano per giorni per entrare in una 38/40.
Ecco, non sono io.
Mai stata.
In più del mondo della moda me ne sono sempre strafregata, anche perché i marchi di primo livello come Armani, Gucci e compagnia bella sono sempre stati ben oltre il mio budget. E manco il gossip mi ha mai interessato più di tanto: ho abbozzato con una tiepida indifferenza quando ho saputo che Dolce e Gabbana si erano lasciati. 

Diciamo pure che il 90% del mio guardaroba è composto di roba Oviesse, Tezenis, Conbipel e mercato rionale. Ma non solo per necessità, mi dà proprio fastidio portare abiti o accessori supergriffati: e con supergriffati intendo quegli oggetti o vestiti che portano il nome o il marchio scritto o cucito sopra in misura leggibile anche ai ciechi, ecco, quella è una cosa che trovo proprio antiestetica e volgare. Anzi, volgaVe.

Detto ciò, come ormai sanno anche i pixel visto che vi ho fatto due balle così, lunedì è stato il mio primo giorno qui alla Forrester: ho ufficialmente il badge griffato.
Non solo: ogni dipendente ha una piccola cifra per stagione da spendere in boutique, e, guardaunpo’, l’autunno-inverno è  iniziato già da un po’. Anzi, bisogna affrettarsi! Quindi domani in pausa pranzo le mie nuove colleghe mi scorteranno per presentarmi alle ragazze del negozio e per farmi spendere il mio buono stagionale. Che figata. Si può dire “che figata”? Sì, direi di sì.
Borse a me!
Per l’occasione cercherò di trattenere il mio viscerale fastidio verso il genere “commessa di negozio di abbigliamento”, ma non garantisco.

Al momento della consegna del badge la responsabile del personale mi ha anche spiegato l’ovvio: cioè che non è carino venire in ufficio coperti di marchi della concorrenza. Meglio roba neutra, oppure direttamente Forrester. Fortuna che il mio guardaroba non è griffato: conosco persone che al mio posto avrebbero dovuto camuffare le firme con cuciture e toppe per non essere costrette a venire in ufficio in mutande.

Nel contempo sono felicissima delle colleghe, soprattutto le altre due del legale con cui condivido la stanza, che sono davvero carine e alla mano, nonostante ovviamente i primi giorni siano un po’ di “studio reciproco”. Il clima è assolutamente piacevole e sereno, e del tutto informale, a dispetto di quanto si possa credere visto l’ambiente della moda.
Ecco, queste sono le impressioni della prima settimana, quella in cui notoriamente è tutto meraviglioso e stupendo. Tra qualche mese vedremo come sarà il tenore dei miei post e faremo i dovuti confronti… Però dai, sono ottimista.

La nube di Fantozzi e il debito di sonno

Lo scorso weekend siamo stati in Puglia dai genitori di Lordbug, con sommo stupore della Regina Madre: “Ma come, lunedì devi iniziare il nuovo lavoro!!!”
“Beh? Torniamo in aereo domenica sera alle 9! Alle 11 sono sotto le coperte!”.
Seh.
Arriviamo in aeroporto sotto una pioggia torrenziale dovuta ad un enorme nuvolone nero e incazzatissimo, posto esattamente lì sopra. Solo per lasciare giù la macchina a noleggio, serviva la canoa. Lordbug mi ha posteggiato sotto una pensilina, con i bagagli, ed è andato a guadare il parcheggio: ora dell’ingresso in aeroporto era così fradicio che è andato in bagno a cambiarsi.
E già iniziavo a temere per le partenze.
Passati i controlli di sicurezza però il volo sembrava confermato. Peccato che sullo schermo del gate ci fosse ancora il volo per Fiumicino di due ore prima. Attendiamo fiduciosi. Arriva l’annuncio del ritardo: dalle 20.55 alle 22.30. Sgrunt. Però almeno si parte!
Seh.
Addentiamo i provvidenziali panini preparati dalla mamma di Lordbug, santa donna, e ci prepariamo per l’attesa. A metà degli incroci obbligati della settimana enigmistica, circa alle 21.50, altro annuncio: “I passeggeri del volo xyz per milano linate sono pregati di recarsi al banco check in alitalia”. Argh.
Arrivati al banco alitalia si prefigurano due possibili alternative:
-          Partire l’indomani mattina, col primo volo delle 9.30. A-ha.
-          Attendere il pulman per l’aeroporto di Brindisi, dal quale forse saremmo riusciti a decollare. Però il pulman doveva partire entro le 22.30, altrimenti il volo sarebbe stato cancellato.
Ok, aspettiamo il pulman. Sì, è in arrivo. No, è che l’aeroporto è allagato e quindi non sa come avvicinarsi per caricarci. E poi comunque non è detto che da Brindisi si possa partire, visto che l’equipaggio ha appena superato il monte ore di volo giornaliero.
Ok. A questo punto un osservatore esterno mi avrebbe vista accovacciata davanti al banco del check in, in mezzo alle valigie, in lacrime. Una scena penosa. Lordbug era già pronto a noleggiare un’altra macchina e guidare tutta la notte per depositarmi alle 9 davanti alla Forrester.
Ma per fortuna non è stato necessario: alle 22.20 ci hanno caricato sul benedetto pulman per Brindisi, dove l’equipaggio del nostro aereo ci attendeva, non essendo riusciti ad atterrare a Bari per via del diluvio universale. A 10 km dall’aeroporto di Bari si vedevano chiaramente una splendida luna e la costellazione di Orione. Un’ora e mezza di viaggio dopo, finalmente siamo stati imbarcati.
Atterraggio a Milano-Linate h. 1.50. Prendi-la-macchina-al-parcheggio, vai-a-casa, sfama-i-gatti, metti-le-cibarie-in-frigo, fai-partire-la-lavatrice-che-domani-viene-la-donna-e-se-no-cosa-stira, fatti-una-doccia, alla fine sotto le coperte ci sono arrivata alle 3.20. Con la sveglia alle 7.20. E cara grazia che ce l’abbiamo fatta.
E così è iniziata la mia nuova avventura lavorativa: puntuale ma in vistoso debito di sonno. Questo weekend vado in letargo!

venerdì 4 novembre 2011

Lo dice la tv, quindi è vero! E a proposito di Ginger...

Eccola qui in tutto il suo splendore mentre abbraccia Sebastian!

Domenica sera al rientro da una gita fuori porta (nella quale per inciso abbiamo visto anche Bree e Astolfa... E niente, non riesco a trovarla simpatica nemmeno dopo un pranzo a base di gnocco fritto e lambrusco. Direi che non ci sono proprio speranze), arriviamo a casa e ovviamente Ginger e Sebastian erano già in posizione davanti alle ciotole. In realtà la cosa non è strana, visto che fosse per loro mangerebbero anche 10 volte al giorno, ma ok, l'ora era giusta, apro la scatoletta. Mangiano con la solita voracità, e poi Ginger fa un movimento strano con le zampe, come se volesse togliersi qualcosa dalla bocca. Mi avvicino per capire cos'abbia e vedo le zampe sporche di sangue.
Inutile dirvi l'infarto che mi è venuto. Ho provato a guardarle in bocca, ma non vedevo nulla di strano, e lei continuava con le zampe a far sto movimento. Beh, in un attimo mi son rivestita e con Lordbug l'abbiamo portata al pronto soccorso veterinario qui vicino.
Morale della favola, la piccina sta cambiando i dentini da latte e quindi semplicemente le stava venendo via un dente. Ecco il sangue e il fastidio in bocca. Io intanto ero da ricoverare in cardiologia ma fa nulla. 20 anni che vivo con gatti in casa e manco sapevo che cambiassero i dentini da latte come i cuccioli d'uomo. Non si finisce mai di imparare.
La veterinaria è stata carinissima, non ci ha nemmeno fatto pagare nulla. In compenso ci ha già detto che Ginger ha già la panza. Pesa mezzo kilo meno di Sebastian, ma effettivamente è la più vorace dei due. Vi dico solo che l'altra sera si è slappata il fondo di un piatto di minestrone di verdure.


Novità anche sul fronte Regina Madre: dovete sapere che la migliore amica di mia madre è un medico anestesista qui a Milano. Frequenta abitualmente casa da circa 20 anni e per noi è a tutti gli effetti una zia. La chiameremo Zia Morfina, ma per assonanza col mestiere, non perchè sia noiosa.  
La doverosa premessa è che una delle prime cose che ci ha detto, fin da quando eravamo piccoli, (lezioni spicce di anatomia) è stata "le costole sono quelle del maiale, perchè negli umani si chiamano coste". Ok? Ok.
L'altra sera, non ricordo quale fosse l'occasione, ha ribadito il concetto in presenza della Regina Madre, la quale al momento non ha ribattuto, ma ieri sera, trionfante, dice a mamma:
"Comunque Zia Morfina si sbaglia quando dice che non si chiamano costole ma coste!"
"Scusa, in che senso??"
"Eh sì! Perchè Carlo Conti l'altra sera ha fatto una domanda ad un concorrente e le ha chiamate COSTOLE! Quindi Morfina si sbaglia!"
"Scusa, Carlo Conti che mestiere fa?!"
"Eh ma cosa vuol dire, l'ha detto in televisione, quindi è vero!".

Ed ecco in poche righe il riassunto di come Mr.B. è riuscito ad ammorbarci per 20 anni. 

Alla prima occasione le proporrò, nella sventurata ipotesi in cui dovesse subire un intervento, di farsi addormentare da Carlo Conti. Abbronzato com'è il verde del camice dovrebbe donargli moltissimo. Me lo vedo bene anche sul lettino operatorio a ripassare l'abbronzatura sotto la lampada da intervento, tra un consulto e l'altro.

giovedì 3 novembre 2011

Scarpa, il riposino pomeridiano e le seghe mentali

Come vi raccontavo con somma gioia qui, da lunedì lavorerò nell'ufficio legale di una casa di moda. Salvaguarderò la privacy di tutti quanti parlandone come della Forrester... Quindi se siete dei seguaci di Brooke e Rigido, sapete di cosa parlo, e se non lo siete avete sempre il tempo di diventarlo. Anche perchè dopo anni di interruzione, in questo mese di casalinghità appena trascorso mi sono rimessa in pari con la mia telenovela preferita.
No, non è stato difficile, stanno più o meno sempre allo stesso punto di due anni fa. Solo che adesso anche il figlio di Rigido è abbastanza cresciuto per essere svezzato da Brooke che, beata lei, è sempre uguale.
 
Ma quello che volevo dire è che ora sono assalita da una serie di dubbi tipo "OMMIODDIO SARO' IN GRADO?! Sarò all'altezza? Sarò capace? Mi troverò bene?! Supererò il periodo di prova????". ARGH.
Sì, lo so, son seghe mentali. Epperò questo è il mio blog, e quindi se siete passati di qui in nome di qualche vecchio post divertente sulla Regina Madre, pensando che da ste parti fosse tutto rose e fiori, ecco... No. Oggi vi tocca il pippone del "sarò in grado?". Ah, siate gentili, commentate in fondo al post e dite "certo che sarai in grado, sei troppo avanti per non esserlo". Oppure "Ti troverai benissimo e le tue nuove colleghe ti adoreranno!", o anche "Te la caverai egregiamente, sei fantastica". Grazie.

Oggi pomeriggio, per la prima volta dall'inizio del mese di casalinghitudine, ho pensato che sarebbe stato carino farmi una pennica. Ovvero, dopo pranzo mi è venuto un sonno micidiale. Quindi ho preso libro, copertina e Sebastian e mi sono spostata sul letto. Mi accoccolo, apro il libro, mi metto comoda. Iniziano a scaldarmisi i piedi. Suona il cellulare. Di sotto. Smadonno. Sposto Sebastian. Mi alzo. Scendo. Rispondo. Era l'head hunter che mi ha trovato lavoro alla Forrester. 
"Dottoressa come sta?? Volevo sapere se posso finalmente incassare il mio compenso se ieri è andato tutto bene! Ha firmato?! "
"Sìsì, benissimo! Inizio lunedì!"
"Ottimo! Allora ci vediamo presto, che io prossima settimana devo passare in Forrester... vengo di sicuro a salutare lei e la Dottoressa Ti!"
"Benissimo, a presto!".
Torno di sopra, stavolta col telefono. Sebastian è sempre lì che mi aspetta, mi riavvolgo nella copertina. Leggo un po', poi mi appisolo. Dormo meravigliosamente per circa 13 minuti. Perchè poi ri-suona il telefono. Faccio un salto di un metro e rispondo.
"Signora LordBug?"
"Sì?"
"Sono Scarpa (no, stavolta il nome vero manco me lo ricordo), dell'impresa di costruzioni... Blablabla."
In pratica finalmente viene qualcuno a vedere le infiltrazioni d'acqua che abbiamo sulla parete del soggiorno. Aspettiamo da luglio. E quando mi chiama Scarpa? L'unica volta nell'ultimo anno in cui mi appisolo di pomeriggio, per via della temporanea casalinghezza. Grazie Scarpa. Ottimo tempismo.

Ps. Non dimenticatevi gli incoraggiamenti, mi raccomando. ;)

martedì 1 novembre 2011

Adoro i bambini. Specie ben cotti.

Ormai lo sanno anche i muri che non impazzisco per i bambini. Nel senso che non appartengo a quella categoria di donne con l'innato istinto di maternità che vanno in brodo di giuggiole davanti ad ogni passeggino, micro-scarpina o tutina di Winnie Pooh. Mai successo. E se non mi è successo fino adesso che ho svoltato i 30, dubito che mi capiterà in futuro.

Ciònonostante apprezzo diversi pupi di coppie di amici, di età compresa per lo più tra l'uno e i tre anni, perchè sono educati, simpatici e per nulla molesti. Insomma, li guardo e mi dico che tuttosommato in un lontano domani potrei anche contemplare l'idea della riproduzione.

Poi, circa una volta all'anno arriva da mia madre LEI. La Posseduta.
La Posseduta è la cinquenne figlia di una delle cugine di mia madre: Pannocarta. Pannocarta perchè è molle come un rotolo di scottex, e assorbe senza ribattere tutto ciò che esce dalla bocca della pargola.
Ecco, arrivano loro e io ci metto un altro anno a riappacificarmi con l'idea di una eventuale futura maternità. La Posseduta è una bambina vivace, certo. Indubbiamente richiede una certa attenzione e gestione. Insomma, non è quella che "dove la metti sta e te ne puoi pure dimenticare". No. Manco per nulla. La Posseduta pretende attenzione costante e imperitura. 
Non solo: va assecondata. Sempre. Altrimenti si incazza e strilla. Nell'assoluto silenzio di Pannocarta, che si limita a guardarla adorante.
L'altra sera le ho riviste, dopo un annetto. La Posseduta è cresciuta, e non è migliorata. No, non la trovo nemmeno simpatica. Mi mette a disagio e la trovo estremamente sgradevole. Sono consapevole del fatto che paghi un limite educativo dei genitori, che è troppo piccola per avere responsabilità per come è, etc.etc. Ma io non la reggo. La trovo proprio fastidiosa.
Poi si è rivolta a sua zia, sorella di Pannocarta (ve ne parlerò separatamente), in una maniera veramente sgradevole, letteralmente vomitandole addosso talmente tanto astio per un solo "no" detto oltretutto per scherzo, e tenendole il muso per tipo mezz'ora. Sempre nel silenzio di Pannocarta, e con sincero imbarazzo di tutti i presenti.

Dopo ogni visita si apre in casa il dibattito sul fatto che la bambina sia così perchè non ha freni, su quanto sia sgradevole, sugli evidenti limiti educativi della madre etc. L'unica che difende a spada tratta Pannocarta e la Posseduta, al grido di "ma è così bravaBELLAintelligenteSVEGLIA" indovinate chi è?
Sì. La Regina Madre.
Non so se mi spiego: la paladina della disciplina ferrea, quella che invoca ogni tre parole la disciplina del Generale Patton, anche noto alla storia per tenere frasi come
« Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali! »
ecco, questa delicata signora tesse le lodi contemporaneamente di Patton e della diseducazione di Pannocarta e della Posseduta. A proposito di contraddizioni...

Ovviamente lo fa per puro spirito di contraddizione nei confronti miei e di mia madre, ma che proprio lei pretenda di farmi passare per una neonazista dell'educazione infantile è veramente paradossale.
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